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Scopelliti, Falcone e Borsellino: tre delitti eccellenti e una sola matrice

L'omicidio Scopelliti

Tre omicidi “eccellenti” legati da un filo rosso sangue. Antonino Scopelliti venne ucciso in Calabria, a Campo Piale, il 9 agosto del 1991; Giovanni Falcone a Palermo, il 23 maggio del 1992 e Paolo Borsellino il successivo 19 luglio.

Tutti e tre rimasero vittime di una mirata strategia elaborata dalla “cupola” corleonese di Cosa Nostra. Il quadro emerge prepotentemente, per la seconda volta in pochi lustri, dalle indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.

Il pentito catanese Maurizio Avola ha raccontato ai procuratori Giovanni Bombardieri e Giuseppe Lombardo d'aver personalmente partecipato all'agguato teso in danno del giudice Scopelliti che sarebbe il frutto di una sorta di patto sancito tra Cosa Nostra e 'Ndrangheta e andrebbe ad ascriversi al folle piano ideato dai corleonesi guidati da Totò Riina per lanciare sinistri messaggi allo Stato in vista della celebrazione in Cassazione del maxiprocesso di Palermo.

La figlia del togato Racconta Rosanna Scopelliti racconta «Il giorno dei funerale di mio padre, Giovanni Falcone sussurrò a mio zio Franco: “hanno ucciso Nino, il prossimo sarò io!” Aveva capito prima di altri cosa stava avvenendo».

Nel gennaio del 1992 la sentenza del maxiprocesso di Palermo passò in giudicato. A maggio saltò in aria Falcone ed a luglio Borsellino: i due nemici irriducibili delle “famiglie” mafiose furono spazzati via dal tritolo. Nessuno, inizialmente, collegò la morte dei due giudici isolani con quella del loro collega calabrese. Poi arrivarono i pentiti.

Nella nuova indagine viene ipotizzato dai procuratori reggini Giovanni Bombardieri, Giuseppe Lombardo, Gaetano Paci e dal pm Stefano Musolino che tra i mandanti del delitto Scopelliti vi fosse Matteo Messina Denaro, l'imprendibile “primula”, già condannato con sentenza definitiva all'ergastolo per le stragi. 

Stragi che farebbero parte - a parere dei magistrati inquirenti - di un complessivo disegno che coinvolse pure una parte importante della ‘ndrangheta che intese aderirvi ordinando attacchi contro i carabinieri nel Reggino, uno dei quali costò la vita sull'A3 ai militari Vincenzo Garofalo e Antonino Fava della compagnia di Palmi. I loro assassini, Francesco Calabrò e Consolato Villani, hanno deciso di collaborare con la giustizia. Come Maurizio Avola, ora ritenuto presunto sicario di Nino Scopelliti.

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