I “fantasmi” li avevano chiamati. Ed effettivamente senza ufficio sono rimasti per quindici anni, regolarmente pagati però dal Consiglio regionale della Calabria.
La vicenda è riportata nelle pagine della Gazzetta del Sud-Catabria oggi in edicola.
Tutto legittimo, per carità: assunti nel 2002 a seguito della “legge 25”, una norma del 2001 che prevedeva l’istituzione di una «struttura ausiliaria di supporto permanente ai gruppi e alle strutture speciali» del Consiglio regionale, l’organismo non è mai in realtà entrato in funzione.
E loro, per anni e anni, sono rimasti collocati in posizione soprannumeraria e fuori dalla pianta organica del Consiglio regionale «in virtù – lamentano adesso – di decisioni totalmente discrezionali dell’amministrazione».
Diciamo “lamentano” perché da tempo i dipendenti hanno avviato azioni legali, con esiti per loro tutti negativi.
L’ultima sentenza del Tar è di pochi giorni fa e va contro la “inamovibilità” di questi impiegati. «Se il legislatore regionale - scrivono i giudici amministrativi- ha previsto di “stabilizzare” i titolari di contratti di collaborazione con i gruppi regionali, istituendo una struttura ausiliaria ad hoc cui assegnare i vincitori di concorso», non è di certo consequenziale che «costoro avessero il diritto di rimanervi radicati durante l’intero arco della loro carriera professionale».
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