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Vibo, operazioni 'Black money' e 'Mafia-istituzioni': i due processi non saranno unificati

La Corte d'appello di Catanzaro

Due processi che continueranno a viaggiare su binari separati. La Corte d'Appello di Catanzaro ha rigettato la richiesta della Procura generale di riunificazione del procedimento di secondo grado, a carico di capi e gregari della cosca Mancuso di Limbadi, coinvolti nell'operazione Black money con quello che vede imputati gli ex dirigenti della squadra Mobile di Vibo Valentia Maurizio Lento ed Emanuele Rodonò e l'avvocato Antonio Galati del Foro di Vibo Valentia.

I due poliziotti, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa, sono stati già assolti in primo grado (Rodonò è stato, invece, condannato a un anno di reclusione per violazione del segreto). Nello stesso procedimento, meglio noto come “Mafia e istituzioni”, è stato condannato a quattro anni e otto mesi l'avvocato Galati, perché ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione mafiosa. Mentre per quanto riguarda l'ipotesi del reato associativo le contestazioni mosse dalla Dda, sempre nei confronti del legale, sono state spazzate via dal verdetto del Tribunale di Vibo Valentia.

La decisione della Corte d'appello pone così un preciso paletto, mettendo fine a quella che si prefigurava come la continuazione della battaglia giudiziaria che Dda e avvocati della difesa avevano innescato in entrambi i processi di primo grado. Anche in quell'occasione, infatti, la pubblica accusa aveva insistito per l'unificazione dei due procedimenti partendo dal concetto che entrambi nascevano da un unico filone d'indagine. I giudici vibonesi, tuttavia, optarono per intraprendere strade diverse accogliendo in tal senso le ragioni degli avvocati di difesa. E oggi strade processuali diverse vengono tracciate anche in Appello.

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