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Globalizzazione della 'ndrangheta: i traffici libanesi e l'ombra di Hezbollah

Intrighi internazionali. Le inchieste delle Dda di Reggio e Catanzaro confermano la globalizzazione della ‘ndrangheta. Boss e picciotti calabresi fanno affari con gli albanesi: droga e armi legano i malavitosi di Oltreadriatico ai seguaci del “crimine” di Polsi. Sequestri di stupefacente, arresti e condanne recentissime confermano la natura e l'esistenza del rapporto soprattutto nella Sibaritide e nel Vibonese. Un rapporto sviluppato, a dire il vero, pure nelle piazze lombarde del narcotraffico.

Gli schipetari rappresentano tuttavia solo uno dei “canali” adoperati dalle cosche nostrane per approvvigionarsi di hashish, marijuana e d eroina. I narcos calabresi, infatti, hanno stabilito costanti contatti con i gruppi delinquenziali marocchini - spesse volte collegati a movimenti terroristici come “Fath Al Andalous” - da cui si riforniscono di “erba” e “fumo” attraverso finti pescherecci fatti attraccare nei porti spagnoli. Ma è in Libano, nella valle della Bekaa, che i broker della 'ndrangheta pare abbiano stabilito rapporti per ottenere droghe leggere a prezzi concorrenziali.

Droghe coltivate nella zona in gran quantità dai gruppi criminali locali che attraverso i proventi della vendita si sospetta finanzino anche le milizie di Hezbollah. E che un possibile legame tra i libanesi ed i calabresi fosse stato instaurato s'ipotizzò nel 2010 quando, dal container d'una nave attraccata nel porto di Gioia Tauro saltarono fuori 7 tonnellate di esplosivo T4 destinato a Hezbollah.

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