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Natuzza beata, le testimonianze dei pellegrini: quelle storie di dolore divenuto speranza

La folla di fedeli giunti a Paravati

Il cuore stracolmo di gioia e di emozione. Qualcuno stringe tra le mani la corona del Rosario e volge gli occhi al cielo nuvoloso che sovrasta la spianata della Villa della Gioia. Qualcuno si raccoglie in silenziosa preghiera. Dal loro viso traspare un senso di pace. Sono i tanti fedeli - diecimila - arrivati da tutta Italia per prendere parte ad un giorno di festa che ha dato avvio al processo di beatificazione della mistica Natuzza Evolo.

Non potevano mancare all'appuntamento tanto atteso per dimostrare, ancora una volta, amore e riconoscenza ad una donna che, attraverso la fede e la preghiera, ha dato sollievo alle loro sofferenze, ha saputo ascoltarli a volte anche senza che loro parlassero.

In quella marea di gente, difatti, ognuno ha una storia da raccontare. Sono storie forti come quella della signora Dora Folino di Lamezia Terme che a Natuzza aveva rivolto le sue preghiere, diversi anni fa, per la guarigione da una brutta malattia di suo marito ancora giovanissimo e padre di due bambini: «Sapeva tutto di me quando l'ho incontrata per la prima volta qui a Paravati. Senza che io dicessi nulla lei mi ha riconosciuto e sapeva cosa desiderava il mio cuore. Da allora ha continuato a stare vicino a me e alla mia famiglia senza mai abbandonarci». Si commuove e sorride la signora Rosaria di Caria, una frazione del Vibonese, che nel lontano 1985 sentì il bisogno di incontrare Natuzza per chiedere una grazia: «Lei però mi disse che non dovevo pregare perché mio marito non morisse, ma per la salvezza della sua anima».

Ci sono anziani, giovani, famiglie con bambini a varcare i cancelli di quel luogo sacro senza farsi scoraggiare dal tempo che minaccia pioggia. C'è chi è arrivato già dalla mattina come Mariella Arzano e Maria Di Micco giunte nella frazione di Mileto in autobus insieme al gruppo del Cenacolo di preghiera Mendone di Napoli. «Siamo partiti alle cinque di stamani ma non siamo stanche. È maggiore l'emozione di essere presenti e poter testimoniare quello che questa donna ha sempre significato per noi, una guida, un punto di riferimento».

La trepidazione di tutta questa gente è il segno tangibile che c'è chi ha sempre creduto nel grande mistero che circonda le colline di Paravati.

«Mamma Natuzza ci aspettava oggi. E noi siamo qui per lei» affermano alcuni devoti in attesa della celebrazione eucaristica officiata nel pomeriggio dal vescovo Monsignor Luigi Renzo. Molti di loro prima di trovare una sistemazione nella spianata si mettono in fila per visitare la tomba della mistica. I tempi sono scanditi dai volontari del servizio d'ordine: si può sostare solo qualche frazione di secondo per permettere a tutti di portare il proprio saluto. In poche ore la piazza pullula di gente.

Tutti desiderano fortemente che Natuzza venga proclamata Santa dalla Chiesa: «Nel nostro cuore lo è già. L'ho conosciuta in uno dei momenti più difficili della mia vita. Mio marito era andato via lasciandomi da sola con due figli. Più volte mi sono arrivati i segni che era lei a sbrogliare anche le situazioni più complicate che ho dovuto affrontare» racconta Caterina Cavaliere di Rogliano.

Allo stesso modo l'affidamento a Natuzza ha appianato la strada anche alla signora Vittoria per riuscire a portare a termine la sua gravidanza quando solo le cure mediche sembravano non bastare più. Ieri, è stata la festa dei tanti figli della mistica di Paravati. Tanti racconti, testimonianze di dolore che si tramutano nella gioia di vivere intensamente nella fede il giorno dedicato a Natuzza. Tutti in preghiera con il pensiero rivolto a lei e a quel messaggio che ha saputo fare arrivare nei cuori e che ieri riecheggiava a Paravati.

 

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