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'Ndrangheta all'estero, resta il nodo associativo sulle sentenze: parola alla Cassazione

“Mafia parlata” o “mafia silente”, ovvero quella raccontata nelle intercettazioni o quella - pur avendo gli affiliati all'estero collegamenti con la cosca-madre - la cui forza intimidatrice non viene dimostrata in quanto del tutto assente. E in un contesto del genere vi è la necessità di stabilire la possibilità di ricondurre nella fattispecie dell'associazione di stampo mafioso quelle condotte che consistono in una «mera potenzialità» mafiosa se realizzate in territori che tradizionalmente disconoscono simili organizzazioni.

Un problema che, a distanza di quattro anni, viene rimesso di nuovo all'attenzione delle Sezioni Unite della Cassazione - in questo caso sarebbe il primo intervento in materia, non essendo in precedenza la problematica approdata al vaglio del Collegio allargato - in quanto sarà stabilito un principio di diritto cui dovranno attenersi le Sezioni semplici. In pratica la rilevanza della decisione sarà tale che i suoi effetti si ripercuoteranno su molti processi che investono le diramazioni della 'ndrangheta nel Nord Italia e all'estero.

A risollevare la questione, riporta la Gazzetta del Sud in edicola, - (il ricorso è stato accolto dalla prima sezione della Suprema Corte) - gli avvocati Giovanni Vecchio e Bruno Vallelunga del Foro di Vibo, difensori di Raffaele Albanese, 75 anni originario di Fabrizia ma residente in Svizzera e l'avvocato Emanuele Genovese del Foro di Reggio difensore di Antonio Nesci, 70 anni anch'egli originario di Fabrizia. Imputati, coinvolti nell'operazione “Helvetia” ritenuti rispettivamente “capo società” e “mastro disponente” della locale di 'ndrangheta di Frauenfeld, nel Canton Turgovia.

Ragion per cui dalla decisione della Suprema Corte nella sua composizione massima dipenderà non solo la sorte del giudizio sulla 'ndrangheta in Svizzera ma ci saranno effetti a cascata su gran parte dei procedimenti sulle ramificazioni dell'organizzazione calabrese.

A distanza di anni, dunque, si ripropone una problematica giuridica che ha destato un interesse crescente a seguito delle numerose inchieste condotte dalla Dda di Reggio Calabria sulle diramazioni estere della 'ndrangheta.

 

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