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Limbadi, l'urlo della figlia Federica per la verità: «Siamo tutti Maria Chindamo»

Maria Chindamo

In contrada “Montalto”, teatro la mattina del 6 maggio 2016, della scomparsa di Maria Chindamo, tutto tace. Per tutta la giornata di ieri non si sono notati movimenti dei mezzi dei Carabinieri né degli escavatori dei Vigili del fuoco.

Comunque, il terreno su cui si scava, sito a poche centinaia di metri da luogo in cui l'imprenditrice 44enne di Laureana di Borrello è stata sequestrata, appartiene a persone del tutto estranee alla sua vita e, probabilmente, dovrà ospitare per qualche giorno ancora i veicoli militari ed i cani molecolari impiegati nelle ricerche.

A tutto quello che sta succedendo sul territorio limbadese guarda con la massima attenzione Federica Punturiero, la figlia di Maria, che, divenuta maggiorenne, è già in prima linea nella battaglia che, assieme allo zio Vincenzo, intende portare avanti per arrivare alla verità. Sa che il suo è un obiettivo non facile da raggiungere, ma dal dolore e dalla disperazione lascia scaturire le energie necessarie per non mollare.

«In Calabria - afferma - c'è una cultura mafiosa che m'ha portato via mia madre e ha distrutto la mia famiglia. Se non posso avere mia madre, però, voglio almeno avere verità e giustizia».

La forza di Federica, che oggi frequenta l'ultimo anno del liceo scientifico di Palmi, è pure la speranza. «Confido anche nell'umanità delle persone che vivono su questa terra - dice - e spero che anche loro possano aiutarmi nella mia, nella nostra lotta, perché il caso di mia madre non rimanga insoluto. Siamo tutti Maria Chindamo».

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