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La scomparsa di Maria Chindamo a Limbadi, nuove ricerche dopo la lettera

Non si fermano le attività di ricerche del corpo di Maria Chindamo, o quanto meno di indizi che possono rivelarsi utili alle indagini sulla scomparsa dell'imprenditrice di Laureana di Borrello della quale non si sa più nulla dal 6 maggio del 2016.

A riaccendere i riflettori sul caso, come reso noto nei giorni scorsi da Gazzetta del Sud, una lettera di recente  spedita a Nicodemo Gentile, legale della famiglia dell’imprenditrice 44enne,  scomparsa in contrada “Montalto” di Limbadi. Nuovi spunti, circostanze specifiche e dettagliate, movente ben definito, luoghi indicati con chiarezza. Chi mette nero su bianco "è persona che conosce bene l’ambiente che ruotava attorno a Maria – sosteneva il fratello Vincenzo – è qualcuno che è vicino alla famiglia o è vicino agli assassini".

Fatto sta che ieri, in prosecuzione all'attività iniziata la settimana scorsa,  i Carabinieri della Compagnia di Tropea, unitamente ai Carabinieri del Reparto investigazioni Scientifiche di Messina hanno  effettuato una serie di battute di ricerche in località Montalto di Limbadi. Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Vibo Valentia, i militari – coadiuvati dai cani molecolari della Polizia di Stato -  hanno verificato la presenza di tracce sui terreni dell’area che potessero ulteriormente supportare le attività di ricerca finora svolte.

In questo senso, i Carabinieri sono stati coadiuvati dai mezzi meccanici dei Vigili del Fuoco di Vibo Valentia al fine di individuare eventuali ulteriori tracce anche nel sottosuolo dell’area in cui, nel 2016, è avvenuta la scomparsa della donna.

Il fratello dell'imprenditrice e gli altri familiari sono convinti che Maria  abbia pagato con la vita la sua voglia di ribellarsi e di non chiudersi in se stessa dopo la morte del marito scommettendo su una nuova vita e su nuovi sentimenti. Per certo, la lettera inviata all'avv. Gentile infrange il muro d’omertà e chi scrive non sembra essere né millantatore né un mitomane. Piuttosto dà l’impressione di volersi liberare di un peso di coscienza mettendo la magistratura nelle condizioni di chiudere il cerchio.

"Nella lettera – spiegava, infatti,  l’avvocato Nicodemo Gentile – c’è una serie di dettagli molto riservati noti solo a noi e agli inquirenti e che rendono attendibile la comunicazione. Dettagli, comunque, che solo chi conosce la vicenda può sapere. Chi scrive, quindi, o ha saputo da fonti bene informate o ha visto. Naturalmente, tutto questo – continuava – testimonia che la comunità non vuole più tacere e punta ad accelerare il percorso che porta alla verità. Per certo, non si brancola più nel buio".

L’avvocato Gentile, naturalmente, appena ricevuta la lettera, l'aveva  subito trasmessa alla Procura della Repubblica di Vibo, che, valutata l’attendibilità del documento, non ha perso tempo nel riavviare le ricerche. In località “Montalto”, su un terreno appartenente ad un imprenditore della zona e a poche centinaia di metri di distanza dal luogo in cui Maria, la mattina del 6 maggio 2016, è stata sequestrata e portata via, sono così tornati ruspe, Ris di Messina e cani molecolari. Rilievi che proseguono  anche perché "nella lettera – rimarcava Nicodemo Gentile – sono stati indicati più siti".

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