Dalla Calabria alla Lombardia per gestire gli affari della 'ndrangheta, ecco chi sono i 19 arrestati
L’inchiesta che ha portato ai 19 arresti di oggi fra la Lombardia e la Calabria nasce nel dicembre del 2015 con l’incendio in una società di autotrasporti di Bergamo, riconducibile ad un imprenditore. L’azienda lombarda era in concorrenza con una ditta locale gestita, di fatto, da un pregiudicato calabrese. Dalle successive indagini dei carabinieri di Bergamo vennero fuori una serie di conversazioni da cui si evinceva il coinvolgimento di alcun persone di origine calabrese, arrivate a Bergamo per favorire uno dei due nell’aggiudicazione di un appalto privato al quale le due ditte erano interessate. Si trattava di Carmelo Caminiti e Antonio Pizzi, entrambi considerati vicini alla cosca dei De Stefano di Reggio Calabria. In particolare Caminiti, con vari precedenti penali, è genero di Michele Franco e cognato di Carmelo Consolato Murina. Le indagini del Ros hanno consentito di accertare che Caminiti, muovendosi tra la Calabria e la Lombardia, fosse referente qualificato della ‘ndrangheta per il recupero crediti e le estorsioni. Il monitoraggio dei carabinieri ha fatto inoltre emergere un modus operandi ormai particolarmente rodato con imprenditori lombardi operanti nel settore del commercio ortofrutticolo ricercare volontariamente le “prestazioni d’opera” della ‘ndrangheta per rientrare da posizioni creditorie verso terzi, nella piena consapevolezza che l’atteggiamento dei recuperatori si andava inserendo in una condotta tipicamente mafiosa e violenta. Nell’operazione sono finiti in carcere: Demetrio Andrea Battaglia; Carmelo Caminiti (classe 1986); Michele Fabio Caminiti; Anna Maria Franco; Paolo Malara; Antonio Pizzi; Antonio Francesco Pizzimenti; Alessandro Santini; Carlo Santini; Maurizio Scicchitani; Carmelo Caminiti (classe 1961); Giuseppe Papaleo; Domenico Lombardo; Giovanni Condò; Mauro Cocca; Vincenzo Iaria. Arresti domiciliari per Sergio Malara, Antonio Rago, Felice Sarica.