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Assenteismo all'Asp di Vibo, la precisazione dell'avvocato: "La signora Vellone ligia al dovere e al servizio"

In merito alla notizia circa l’assenteismo all’Asp di Vibo (distretto di Serra San Bruno), pubblicata lo scorso 16 gennaio, interviene l’avvocato Fabio Tino per fare alcune precisazioni "doverose per tutelare la dignità e l'onorabilità della signora Maria Vellone, ma anche per ripristinare la verità dei fatti con riferimento alla posizione di quest'ultima nella vicenda, la cui condotta morale e materiale è stata descritta diversamente nei giornali da come invece emerge consultando gli atti d’indagine. Ritrovarsi coinvolti all'interno della medesima indagine – aggiunge il legale – non implica identità delle posizioni processuali, non significa cioè che tutti hanno posto in essere le medesime condotte delittuose, non legittima (come è accaduto) ad includere tutti indistintamente sotto gli stessi titoli ed articoli, così facendo ingiustamente “di tutta l'erba un fascio”.

E nel ribadire che il fenomeno dell’assenteismo "è estraneo ai comportamenti della sig.ra Vellone", l’avv. Tino sottolinea che "accostare il nominativo di quest’ultima alle citate e sgradevoli espressioni come quella di “furbetti del cartellino”, non è stato ossequioso della giustizia, diffamante oltre che non corrispondente al vero. Nella fattispecie, come evidenziato anche dalle videoriprese, non corrisponde al vero che la sig.ra Vellone abbia eluso la timbratura del cartellino uscendo per andare a pranzo o anche al supermarket durante gli orari di lavoro, in alcuni casi durante le ore di straordinario, né che la stessa si trovasse al mercato invece che a lavoro. L'attività investigativa svolta nei confronti della sig.ra Vellone, non si basa su un comportamento omissivo nella timbratura del badge, in quanto indagata per la presunta difformità dei dati di stampa del cartellino di lavoro, per un totale di appena 2 ore. Si fa presente che la stessa, quanto a tali difformità, aveva già da tempo contestato il cattivo funzionamento del sistema, sia ai propri superiori che alla ditta che si occupava del software di gestione della contabilità oraria dei cartellini". Precisato ciò il penalista rileva che oltrettutto "non vi è nessun danno erariale in quanto, nelle quattro giornate lavorative considerate, la dipendente comunque effettuava le nove ore di lavoro (il contratto prevede 36 ore settimanali complessive e gestibili autonomamente). Inoltre, se si considera il credito orario accumulato per consuetudine e zelo della stessa (persona ligia al dovere
ed al servizio), nel periodo oggetto di indagini la sig.ra Vellone vanta un “credito” lavorativo, registrato ufficialmente, di ben 49 ore! Ciò detto, sarebbe stato opportuno adoperare una netta distinzione tra gli effettivi destinatari dei roboanti titoli che la vicenda ha suscitato e coloro i quali invece si ritrovino magari solo marginalmente o per nulla coinvolti nella vicenda; ciò per non indurre in errore i lettori... anche perché i lettori sono giudici spietati: essi, per giungere "a sentenza", ovvero farsi un'opinione definitiva su una persona, si basano su ciò che leggono nell'immediato; non attendono di certo la definizione di un processo".

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