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Magistrati indagati in Calabria, calma apparente in procura dopo la tempesta

L'attuale sede della Procura di Catanzaro

Tutti dietro le loro scrivanie. C'è calma apparente tra i corridoi dell'edificio che ospita la Procura della Repubblica e la Procura generale. La tempesta scatenata dagli articoli pubblicati dal “Fatto quotidiano” non sembra scalfire lo scorrere quotidiano della macchina della giustizia.

È al suo posto il procuratore capo Nicola Gratteri. La mattina scandita dalle riunioni con magistrati e ufficiali della polizia giudiziaria. Lascia il palazzo di giustizia solo in tarda mattinata per un viaggio già stabilito. Ai cronisti che provano a strappargli un commento non concede neanche una battuta. Poco distante dal suo ufficio, c'è la stanza del procuratore aggiunto Vincenzo Luberto anche lui impegnato nel lavoro quotidiano sui fascicoli che gli sono assegnati.

Una rampa di scale divide la Procura generale dalla Procura della Repubblica, pochi gradini che ieri mattina dopo la pubblicazione di alcuni verbali della Prima commissione del Csm, potevano apparire solchi insormontabili. Nella stanza al primo piano il procuratore generale Otello Lupacchini è in riunione. Neanche lui ha intenzione di commentare quanto emerso, ci riceve solo per dire che non rilascia dichiarazioni, poi davanti alle insistenze su un possibile rischio di scontro sorride: «Per fare uno scontro bisogna essere in due...».

La tempesta, preconizzata da molti, arriva proprio quando nell’ufficio giudiziario del capoluogo è in corso l’ispezione ordinaria disposta periodicamente dal Ministero della Giustizia. Una normale procedura per valutare l’operatività degli uffici. Fuori dal palazzo, intanto, gli agenti della Digos effettuano un nuovo sopralluogo per stabilire gli interventi che ancora mancano per mettere in sicurezza il palazzo. Nei mesi scorsi infatti un allarme ritenuto «fondato» ha fatto alzare il livello di allerta per la sicurezza del procuratore Gratteri. Così dopo una ispezione degli esperti inviati da Roma e una riunione interforze sono stati stabiliti una serie di accorgimenti per “blindare” la Procura.

I tombini tutt’attorno al palazzo sono già stati ispezionati, bonificati e sigillati, ora si passerà alla nuova videsorveglianza e ai dissuasori a scomparsa davanti agli ingressi. Un vero e proprio bunker dove si assesta la prima linea della lotta alla ‘ndrangheta in Calabria. Il lavoro, assicurano dal secondo piano, «andrà avanti e senza sosta». Intanto, c’è attesa per quanto diranno i due procuratori sabato 26 quando entrambi interverranno per l’inaugurazione dell’anno giudiziario.

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