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Indagine sui magistrati calabresi, l'inchiesta nata dalle intercettazioni a un maresciallo dei carabinieri

Carmine Greco

Il maresciallo dei carabinieri forestali Carmine Greco, noto come “Carminuzzu”, che avrebbe reso dichiarazioni sia ai magistrati di Catanzaro che di Salerno, è stato arrestato il 7 luglio scorso dalla Procura diretta da Nicola Gratteri. Il maresciallo Greco si sarebbe limitato a rendere dichiarazioni esclusivamente sulla vicenda che lo riguarda e sui rapporti avuti con la magistratura di Castrovillari.

Il sottufficiale dell'Arma aveva fatto figurare come parte offesa, in un'indagine della Proocura di Castrovillari, degli imprenditori boschivi invece indagati perché ritenuti vicini alla 'ndrangheta nell'inchiesta antimafia denominata "Stige" condotta dalla Dda di Catanzaro. Greco era stato indicato dall'ex bos pentito di San Giovanbni in Fiore e Petilia Policastro, Francesco Oliverio, come aduso a favorire la pratica dei tagli abusivi degli alberi in Sila.

Il maresciallo dell'Arma sarebbe stato molto attivo nel cancellare le prove dei presunti illeciti delle ditte incaricate di effettuare tagli di boschi. Attivo anche nel tentativo di eludere le indagini dei colleghi e a costruirsi prove per le sue indagini con l’aiuto degli “amici”. E, in particolare, nell'inchiesta di luglio dlal Dda di Catanzaro si fa riferimento ad un’attività investigativa della Procura di Castrovillari che avrebbe consentito a Greco di “smascherare” una funzionaria di Calabria Verde e un agronomo.

Secondo il gip distrettuale, invece, «tanto era stretto il rapporto tra Greco e gli gli imprenditori indagati dalla Procura antimafia che gli stessi, congiuntamente, avevano orchestrato e manipolato l’indagine». L'arresto di Greco ad opera dei magistrati di Catanzaro è stato successuivamente confermato dal Tribunale della libertà.

 

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