Giorgio Barbieri non è più un imprenditore. Le sue imprese sono fallite e non mette piede in Calabria ormai da mesi. La difesa del manager che ha trascinato nella polvere il governatore della Calabria, Mario Oliverio, punta sul dato lavorativo per sostenere la mancanza di esigenze cautelari nei confronti del quarantunenne titolare dell’azienda che ha costruito la cabinovia di Lorica, l’avveniristica aviosuperficie di Scalea e la modernissima piazza Bilotti a Cosenza.
Gli avvocati Nicola Rendace e Giovanni Passalacqua espongono le loro tesi davanti al Tribunale della libertà di Catanzaro, chiamato a pronunciarsi sulla richesta di scarcerazione avanzata nell’interesse di Barbieri. Una richiesta che il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e il pm antimafia Camillo Falvo hanno chiesto che venga rigettata.
Gli avvocati Rendace e Passalacqua nel loro intervento hanno posto in evidenza come l’imprenditore non possa essere considerato, alla stregua delle intercettazioni acquisite, determinatore o istigatore delle condotte illecite ricostruite dalla procura distrettuale diretta da Nicola Gratteri. Non solo: i penalisti hanno richiamato nel loro intervento i provvedimenti precedenti dei giudici del Riesame e della Corte di Cassazione con i quali Barbieri veniva definito come una parte offesa e non un elemento a disposizione del potente clan mafioso di Cetraro.
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