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Locri, un arsenale a disposizione del clan Pelle-Vottari

Disponibilità di armi e spartizione del territorio. Sono due aspetti emersi nel corso dell’indagine “Pollino” cristallizzati nell’ordinanza del gip di Reggio Calabria che ha analizzato la richiesta cautelare della Procura antimafia distrettuale reggina. L’operazione condotta da Polizia e Guardia di Finanza, oltre che da un nucleo interforze internazionale, ha tracciato le rotte del commercio di stupefacenti ed ha offerto uno spaccato sull’operatività del clan Pelle-Vottari di San Luca. Una cosca da anni al centro delle cronache per la contrapposizione con il clan dei Nirta-Strangio in quella che è definita dagli inquirenti la faida di San Luca.

Il gip evidenzia ad esempio come, in alcune conversazioni, Domenico Pelle avrebbe fatto riferimento alla potenza di fuoco della «famiglia di ’ndrangheta Pelle-Vottari». In particolare, il 29 dicembre 2016, alle 22, veniva registrata una conversazione tra Pelle e Giovanni Gentile nel corso della quale «si comprendeva che Domenico Pelle – si legge – aveva la disponibilità di numerose armi da fuoco, in particolare pistole. A una precisa richiesta di Giovanni Gentile («Quella a quattordici colpi... Non hai quella?»), Pelle rispondeva che era in possesso di pistole calibro 9 mm e di nessuna da 7 mm, addirittura affermando di averne una trentina («Tutti nove gira e volta ho... Tutti nove, sette non ne ho neanche una... O già, di queste ne ho tipo una trentina, già...)».

Nel proseguo: «Quindi, Giovanni Gentile gli chiedeva se aveva Beretta, Glock e Luger e Pelle affermava che aveva pistole simili a quelle utilizzate in un noto film («Quel tipo di modello tipo come quello di Rambo...») e aggiungeva che aveva la disponibilità di due pistole Beretta modello 92, ma precisava che non poteva utilizzare queste ultime senza incorrere, se non autorizzato, nell’ira dei “suoi“, intesi come famiglia criminale di appartenenza («Due 92 della Beretta però, se le tocchi e quelli miei si accorgono... ci ammazziamo...»), e sottolineava che erano pistole, quelle della sua famiglia, di modello analogo a quelle in dotazione all’Arma dei Carabinieri.

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