Calabria

Sabato 06 Settembre 2025

«Ammazzare stanca»: lo ’ndranghetista pentito nel bel film di Daniele Vicari presentato a Venezia e girato in Calabria

«Se mi avessero detto che non sarei potuto venire a Venezia perché schierato coi palestinesi, sarei venuto e mi sarei preso i fischi». Il regista Daniele Vicari, presentando alla stampa il suo attesissimo film «Ammazzare stanca. Autobiografia di un assassino» (sezione Venezia Spotlight) si schiera per la libertà d’espressione e dell’informazione. Il film sulla vera storia del pentito di ’ndrangheta Antonio Zagari (morto nel 2004 in un incidente in moto), reggino di San Ferdinando, noto per aver usato la scrittura come mezzo di rinascita e libertà, acquista ulteriore significato: «In questi giorni abbiamo visto tante persone avere paura di esprimere il proprio parere su quello che stanno facendo Israele, Putin e Trump. In tal senso la vicenda di Antonio è esemplare: noi possiamo riconoscerci in lui, senza paura d’essere fraintesi; ed è la forza di un genere narrativo in cui si riconoscono tutti i frustrati del mondo, ed io tra questi». Girato tra Emilia e Calabria, con riprese a Lamezia, Spezzano e Camigliatello, San Luca e Bovalino, il film – liberamente ispirato all’omonimo memoriale di Zagari, edito da Aliberti e adattato dal regista con Andrea Cedrola – utilizza gli stilemi del crime per raccontare la storia di un giovane (Gabriel Montesi) che inizia a scrivere in carcere, dopo aver compiuto diverse azioni criminali. Mentre i suoi coetanei a metà degli anni ’70 si ribellano ai poteri forti, Antonio indirizza la sua protesta contro il padre Giacomo (Vinicio Marchioni), capobastone trapiantato in Lombardia. «Ponendosi la domanda: “chi sono io?”, Zagari ci parla di libertà – ha detto il regista – si rende conto di non essere libero, soprattutto per colpa del padre, che lo vuole suo soldato». La storia pone inoltre una questione etica importante. «Ci siamo addormentati per alcuni decenni e poi ci siamo accorti che uccidere era tornata ad essere una cosa che si può fare – ha continuato Vicari – . Sei davanti a casa mia, ti posso uccidere; sei un mio vicino, ti posso uccidere; sei un popolo che mi dà fastidio, ti posso uccidere. Invece l’esperienza di un assassino ci è utile perché ci insegna che se uccidi rinunci a te stesso, uccidi anche un po’ di te. E il fatto che Zagari abbia intitolato il suo memoriale “Ammazzare stanca”, parafrasando “Lavorare stanca” di Pavese, è estremamente interessante perché vuol dire che ha incontrato sulla sua strada la poesia, e si è fatto domande più profonde. È uno scrittore illetterato con la consapevolezza narrativa di un autore navigato». Ruoli molto intensi per Montesi e Marchioni. «L’elemento del corpo era fondamentale – ha detto Montesi – . Per Antonio uccidere era insostenibile anche fisicamente; e questo si unisce alla scoperta del sentire umano attraverso la penna che va a rompere uno schema di vita, anche familiare». «Con Daniele abbiamo parlato di Giacomo come di un animale, non di un uomo – ha svelato Marchioni – di rapporti più militari che familiari, in cui gli ordini si eseguono senza discutere per non mettere a rischio la vita della famiglia. Giacomo vede un libro in mano al figlio come una minaccia, ed è una delle chiavi di questo ruolo, contrario a qualsiasi normale dinamica padre- figlio». Unica luce nella vita di Antonio, la fidanzata Angela, cui dà volto l’attrice palermitana Selene Caramazza. «È una giovane libera e indipendente che sceglie di amarlo nonostante il contesto in cui è cresciuto. È il suo porto sicuro, l’unica che riesce a vederlo nella sua essenza». Nel cast anche Rocco Papaleo, Thomas Trabacchi, l’attrice palermitana Aglaia Mora e l’attore reggino Saverio Malara. Prodotto da Pier Giorgio Bellocchio (nel film il Colonnello Becker) e Manetti Bros. per Mompracem e Rai Cinema, col sostegno delle Film Commission di Calabria ed Emilia- Romagna, il film sarà in sala dal 4 dicembre per 01 Distribution.

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