
Ci sono storie che nascono dal silenzio, crescono nell’ombra e poi esplodono in una luce che non si può ignorare. «Lux Santa» è una di quelle storie. Un racconto che non si limita a essere guardato, ma che si fa sentire sotto la pelle, come un battito che non puoi fermare. Domani alle 20.45, al Cinema San Nicola di Cosenza, quella luce si accenderà per la prima volta in Calabria, e con lei la voce del suo artefice: Matteo Russo.
Classe 1992, nato a Crotone, Russo porta sul grande schermo il suo primo lungometraggio da regista, accolto con entusiasmo dalla critica e già selezionato al Torino Film Festival e all’Italian Showcase di CannesDocs 2023.
Fondo Gesù è un quartiere difficile di Crotone. Brucia di vite giovani e di tradizioni antiche. «Lux Santa» racconta la tradizione millenaria dei fuochi di Santa Lucia in questo rione, ma non è semplicemente un documentario: è un viaggio tra speranze fragili, amicizie indistruttibili e quella forza che nasce dalla necessità di resistere. È la storia di un rito che tiene insieme i fili di esistenze spezzate, cucendo un tessuto di luce, cenere, speranze. La luce di Santa Lucia, sì, ma anche quella che i suoi ragazzi, adolescenti con gli occhi pieni di dolore e sogni infranti, cercano ostinatamente tra i vicoli e dentro di sé. In un mondo che sembra averli abbandonati costruiscono, pezzo dopo pezzo, una piramide che sfida la gravità, che brucia come un grido di speranza.
Il film è stato realizzato con la collaborazione di Rai Cinema e il supporto di Fondazione Calabria Film Commission, con Anton Giulio Grande alla guida, il direttore Luciano Vigna e Giampaolo Calabrese come instancabile project manager, capaci di credere nella visione di un giovane talento di Calabria e di tradurla in realtà. E poi c’è Pino Citrigno, presidente dell’Anec Calabria e anima pulsante del Cinema San Nicola, un luogo che da anni ospita la magia del cinema, trasformando ogni proiezione in un evento, ogni spettatore in un complice.
Abbiamo incontrato il cineasta che ha iniziato il suo percorso professionale all’Accademia di Belle Arti di Bologna, per poi formarsi ulteriormente a Los Angeles e alla New York Film Academy, e, dopo anni di esperienza tra videoclip, pubblicità e cortometraggi, ha realizzato il suo primo lungometraggio.
Cosa ti ha spinto a raccontare la tradizione dei fuochi di Santa Lucia e il quartiere di Crotone Fondo Gesù, attraverso «Lux Santa»?
«Nasce un po’ dall'esigenza di raccontare un pezzettino degli anni a cavallo tra la mia infanzia e la mia adolescenza perché anch’io facevo i “fuochi di Santa Lucia”. Assieme a Carlo Gallo, l'autore con cui ho scritto soggetto e sceneggiatura, volevamo preservare questa tradizione, perché durante la pandemia, quando è nato il film, ci siamo resi conto che la tradizione dei Fuochi si stava totalmente perdendo. E girare “Lux Santa” ci sembrava il modo per lasciare una testimonianza alla città. Poi abbiamo conosciuto i ragazzi di Fondo Gesù e il film ha preso anche un’altra piega».
L’hai definita come un’opera in bilico tra documentario e narrazione. Come hai lavorato per mantenere l'equilibrio tra realtà e finzione?
«Ho seguito la realtà, le storie narrate sono totalmente reali. Quello che noi ascoltiamo dal cuore dei ragazzi deriva proprio da loro. Non abbiamo mai scritto una sceneggiatura comprensiva di dialoghi, c'erano soltanto luoghi, temi e persone, non personaggi. Un po' di messa in scena deriva dallo sguardo che poi ho deciso di mettere all'interno del film, dalla parte narrativa».
La tradizione dei Fuochi di Santa Lucia è un rito che parla di unione e speranza. Credi che il tuo film possa contribuire a preservare questa tradizione per le future generazioni?
«Credo di sì. Mi è stato fatto notare che da quando abbiamo iniziato a girare, è stato un po’ come riaccendere l’interesse. E da due anni la tradizione dei Fuochi di Santa Lucia ha preso sempre più piede, tanto che ora si creano eventi intorno alla tradizione popolare. Mi piace pensare che in minima parte il film ha riacceso in questi ragazzi, nei quartieri, nella città, un senso di appartenenza più stretto intorno ai Fuochi».
Hai collaborato con la Fondazione Calabria Film Commission e Rai Cinema per questo progetto. Quanto è stato importante il loro supporto per la realizzazione del film?
«Sono grato ai produttori Orazio Guarino e Marco Santoro che hanno creduto nel progetto sin dall'inizio, da quando era un soggetto scritto su una paginetta. Poi l’intervento di Fondazione Calabria Film Commission e Rai Cinema ha acceso la speranza che il film si potesse realizzare. Ed è stato prezioso e stimolante anche in termini artistici. Senza di loro, oggi non staremmo qui a parlare di “Lux Santa”».
Guardando al tuo percorso personale, da Crotone al cinema internazionale, come senti che “Lux Santa” rappresenta il tuo legame con la Calabria?
«Fin dal mio primo cortometraggio ho sempre raccontato la Calabria, la mia città, la mia terra. “Lux Santa” è parte di un percorso che continuerò, un viaggio attraverso i ricordi della mia infanzia e il legame profondo con questa regione che mi ha cresciuto. Oggi ho scelto di tornarci e viverci, e per me questo è un tassello fondamentale, non un punto di arrivo nella mia giovane carriera da autore, ma un punto di partenza. Voglio continuare a esplorare questi luoghi, raccontarli e offrire una narrazione diversa della Calabria, lontana dai soliti pregiudizi. Credo sia necessario mostrare una Calabria nuova, quella di ragazzi come Luca, giovani cresciuti ai margini della società ma con un forte desiderio di riscatto. Una generazione Z che vuole cambiare le cose, invertire la rotta. Anche se in “Lux Santa” il tema della criminalità e del carcere è presente, il vero fulcro della storia è il sogno di questi ragazzi di costruire un futuro diverso. Sono certo che tutto ciò che realizzerò in futuro sarà sempre legato alla mia terra. La Calabria è ricca di stimoli, mi ispira continuamente ed è una terra che merita di essere raccontata».
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