Per adesso sorride ed è ottimista il presidente Eugenio Guarascio (contento degli sviluppi sui lavori alla tribuna B). E con lui pure il cassiere: circa 500mila euro di incasso nel doppio impegno con Sampdoria e Catanzaro.
Oltre 15mila spettatori nella gara dei 110 anni con i blucerchiati, quasi ventimila nel derby di ritorno. Un patrimonio da non disperdere.
«Conosco e apprezzo le potenzialità del pubblico di Cosenza e so che faremmo bella figura anche in una categoria superiore. Certi traguardi si conquistano tutti insieme, sono convinto che avremmo avuto qualche punto in più con un seguito diverso anche in alcune partite “normali” che hanno visto la presenza del classico zoccolo duro. Encomiabili i tifosi che abbiamo anche nelle trasferte. Dobbiamo far sì che il senso di appartenenza porti la gente allo stadio in tutte le occasioni».
Alla vigilia del derby di novembre il Catanzaro aveva due lunghezze di vantaggio sul Cosenza. Ora il distacco è di 12 punti.
«È evidente che abbiamo avuto un periodo di flessione che ci è costato punti e posizioni. Infortuni, sfortuna, a proposito quanti pali e traverse abbiamo preso? Ho perso il conto. E un appannamento dal quale sembra di essere venuti fuori. Il campionato è lungo e difficile e in questi anni abbiamo imparato che tutto può succedere nella fase finale».
Molti i punti persi per strada. La partita che vorrebbe si rigiocasse?
«Il derby dell’andata».
Ad un certo punto sembrava dovesse esserci il ribaltone in panchina.
«È dovere dei dirigenti fare valutazioni nei momenti delicati, ma se Fabio Caserta è ancora il nostro allenatore vuol dire che la fiducia non è mai mancata».
Altra differenza sostanziale rispetto a novembre le contestazioni nei suoi confronti. Le mancano quei cori?
«Mancarmi no di certo, ma sapete che se c’è da contestare preferisco che lo facciano nei miei confronti supportando la squadra fino all’ultimo secondo di recupero».
Lei spesso è stato accusato di non essere un tifoso del Cosenza. Di vivere quasi con distacco questa sua esperienza sportiva.
«Non si può essere a capo di una Società di calcio per 13 anni senza avere passione. La passione si nutre anche delle soddisfazioni e aiuta a resistere nelle difficoltà. Come dico spesso, il calcio mi ha cambiato la vita, in meglio».
A gennaio avete impostato una campagna acquisti con investimenti importanti per agganciare i piani alti della classifica più che tenersi a distanza da quelli più bassi.
«Nelle ultime gare abbiamo avuto modo di conoscere il valore degli innesti: la conferma di Camporese, lo spessore di Frabotta e Antonucci, l’affidabilità di Gyamfi. Loro, insieme ai ragazzi già presenti, ci porteranno più in alto possibile. A fine campionato vedremo dove…».
A proposito di organico: a giugno dovrete decidere cosa fare per Tutino. Dentro o fuori: dipende dall’esito del campionato?
«Mi sembra che Gennaro stia molto bene a Cosenza, ha superato le cento presenze con la maglia rossoblù ed è qui che rende al meglio».
Il patron Noto vuole vincere anche al “Marulla” e farà leva su un trascinatore come Iemmello. Lei invece?
«Punto su Cosenza e il Cosenza. Tutti insieme, come al solito, per vincere un’altra partita del nostro lungo percorso. E poi mi piacerebbe vincere anche fuori dal campo. Ci tengo particolarmente per l’immagine della nostra Calabria».
Si è già fatto un regalo per i 110 anni del Cosenza Calcio e per i suoi 70 anni, festeggiati sabato scorso, o ne aspetta uno ancora più prezioso?
«Il mio regalo più grande è essere il presidente del Cosenza. Mi piacerebbe fare un regalo alla gente rossoblù della città, della provincia e quella sparsa nel mondo».
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