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Braglia, il doppio ex innamorato di Cosenza e Catanzaro: “Sarà il festival del bel calcio”

Il personaggio: l’esperto allenatore toscano ha lasciato il segno sia sulle rive del Crati che sui Tre Colli: «Caserta è molto bravo, i risultati di Vivarini non sono casuali. Un pronostico? Non ne faccio. Calabria terra bellissima: ho trascorso 11 anni fantastici. Vedere la gente felice è impagabile»

Non sono in tanti, sulla faccia del globo calcistico, a poter “unire” – seppur virtualmente – passioni talmente differenti da essere antagoniste. Si pensi al derby Cosenza-Catanzaro. Eppure, c’è chi col proprio modo di fare ha saputo conquistare due poli così distanti. Come il compianto Gianni Di Marzio – che alle vigilie della partitissima veniva subissato in egual misura di telefonate a tinte rossoblù e giallorosse – ma anche come Pierino Braglia.
Già, perché il tecnico toscano è amato tanto a Cosenza quanto a Catanzaro. Il perché è presto detto: in fondo basta... vincere. E l’allenatore toscano ha portato a casa campionati pesanti sia da una parte che dall'altra, per quanto abbia indossato il giallorosso sia da giocatore che da tecnico (otto anni in tutto) più del rossoblù (tre stagioni). Più fresco il trionfo in riva al Crati. Non lo dirà mai, Braglia, ma la cavalcata playoff che è valsa la B resterà in cima alle sue imprese. Ecco perché il triennio bruzio non ha eguali. Ma neanche questo svelerà mai, perché anche al Catanzaro l’allenatore del Grosseto è molto legato. Però il ricordo rossoblù è troppo recente per scivolargli via sulla pelle come se niente fosse.
«Se sto sentendo il presidente Guarascio? No, non lo sento, ma lo ringrazio sempre, così come ringrazio tutti i patron con cui ho condiviso trionfi importanti. Che cavalcata!». Poi, subito un augurio in vista del derby: «Mi rivolgo principalmente alle due tifoserie: ci si limiti allo sfottò, che è anche una parte bella e sana del calcio, ma tutto il resto lasciamolo da parte. Sarà certamente un gran match, che renderà orgogliosa la Calabria. Parliamoci chiaro: entrambe le squadre stanno giocando benissimo al calcio, sono due realtà bellissime e sorprendenti, seppur abbiano qualità diverse. Si pensi a cosa è riuscito a combinare il Cosenza a Parma, rischiando di vincere contro la prima della classe. Anche l’allenatore del Catanzaro, Vivarini, è molto bravo e non è affatto casuale il posizionamento dei giallorossi in zona playoff. Per non parlare delle due tifoserie, che riempiono gli stadi di tutta Italia. Ribadisco, la Calabria è una terra bellissima: ho trascorso undici anni fantastici, mi sono trovato benissimo. E così anche la mia famiglia. La gente ti apprezza e vederla felice è impagabile».
Tra i due gruppi, Braglia conosce meglio quello del Cosenza. E non solo perché nella città dei bruzi ha allenato appena qualche anno fa. La guida dei Lupi, Fabio Caserta, è stato un suo allievo. «Fabio è molto bravo», sottolinea l’ex condottiero dei silani, «perché nonostante sia giovanissimo ha già collezionato esperienze importanti e sta mostrando un gran calcio: le sue squadre giocano bene. E poi, logicamente, conosco Tutino. Vi confido una cosa: Gennaro l’ho trattato malissimo, ve lo giuro. Ma non per cattiveria, semplicemente aveva bisogno di essere pungolato, perché con quelle capacità tecniche non poteva rendere così al di sotto. Sono state toccate le corde giuste, perché con le sue prestazioni e i suoi gol ci ha trascinato fino alla promozione. A distanza di anni, invece, sta aiutando Caserta a tenere il Cosenza fuori dai guai. E anche questo ritengo sia merito del tecnico. Se il derby sarà un affare tra Tutino e Iemmello? Assolutamente no. Vi faccio un altro nome: Vandeputte, che non ho mai allenato ma da avversario in campo è sempre stato molto fastidioso, quasi incontenibile».
Inutile chiedergli un pronostico? «Non vi dirò mai quanto finirà la partita». Ma il finalino è dedicato all'attualità, con il suo Gubbio terzo in classifica nel Girone B di Serie C: «Che non mi si parli di promozione, abbiamo una squadra composta da tanti ragazzi. Certo, ci divertiamo e siamo nati per rompere le scatole a chi ha speso tanti soldi e ha costruito la squadra per vincere il campionato». Il solito, schietto, Pierino Braglia.

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