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'Ndrine a Buccinasco, arrestati tre calabresi

'Ndrine a Buccinasco, arrestati tre calabresi

Associazione mafiosa, tentata estorsione e detenzione ai fini di spaccio di cocaina. È con questi reati che tre calabresi, tra cui due giovani originari di Platì, sono stati arrestati dai carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Milano a Buccinasco, grosso centro lombardo posto alle porte del capoluogo. In manette sono finiti Giuseppe Perre, di 23 anni, Francesco Sergi, di 28 anni, entrambi originari di Platì, e Paolo Pinto, di 40 anni. L’arresto dei tre calabresi è scattato a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare emessa, su richiesta avanzata dai magistrati della Dda, dal Tribunale di Milano.

«Se non paghi ti facciamo saltare in aria a te e alla tua azienda e ti facciamo sparire da Buccinasco». Prima di presentarsi ai carabinieri e denunciare quanto subito, sarebbero state di questo tenore le minacce che i tre calabresi avrebbero rivolto ad un imprenditore operante a Sud Milano per via di un debito di circa 60mila euro. Somma, questa, che il fratello del titolare dell’impresa artigianale milanese doveva ai tre. Secondo l’accusa, infatti, i tre calabresi avrebbero venduto una partita di droga (circa 350 grammi) al fratello dell’imprenditore, il quale aveva preso la cocaina ed era scappato, facendo perdere le proprie tracce. I tre hanno quindi avrebbero deciso di rivalersi sul fratello, ma l’uomo, dopo varie e pesanti minacce, si è rivolto ai carabinieri denunciando la vicenda.

Gli investigatori dei carabinieri e i magistrati milanesi della Dda hanno anche evidenziato che Francesco Sergi e Giuseppe Perre rivendicavano con orgoglio l’appartenenza alle rispettive “famiglie” legate alla ’ndrangheta. Clan, questi, che dalla Calabria e da Platì in particolare avrebbero intessuto fitte reti di affari e crimini al Nord, tra Corsico e Buccinasco. Francesco Sergi, figlio del presunto boss condannato al carcere a vita e deceduto nel 2016 dopo una lunga malattia, aveva aperto un bar a Corsico, poi, venduto il locale, si era messo a lavorare dietro il bancone di un altro bar gestito da un familiare sempre a Corsico. Giuseppe Perre, invece, prima di essere rimesso in libertà, in carcere era già finito a fine maggio scorso allorquando fu sorpreso alla guida di una minicar rubata.

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