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Assalto alla Sicurtransport, preso il “Pavone”, lo specialista

Assalto al caveau, 3,5 milioni il bottino

È finita la latitanza del “Pavone”. Alessandro Morra, l'esperto di assalti a caveau e blindati, e il suo braccio destro Pasquale Pazienza sono stati arrestati ieri mattina in un casolare nelle campagne di Giovinazzo, in provincia di Bari. Nell'aprile scorso entrambi erano sfuggiti al blitz coordinato dalla Dda di Catanzaro che aveva portato all'arresto degli autori dell'assalto al caveau della società “Sicurtransport” alle porte del capoluogo calabrese. Il colpo, avvenuto il 4 dicembre 2016, aveva fruttato un bottino di circa 8 milioni e mezzo di euro.

L’arresto è avvenuto all’alba di ieri dopo l’irruzione degli agenti della Squadra mobile di Bari con i colleghi di Foggia, Catanzaro, del Servizio centrale operativo con il supporto dei Reparti prevenzione crimine e del Reparto volo della Polizia di Stato. Durante l’irruzione i due hanno tentato la fuga scavalcando il muro di recinzione della masseria, ma sono stati subito bloccati dagli agenti. Al vaglio degli investigatori baresi c’è ora la posizione di una terza persona che aveva la disponibilità dell’abitazione. Le indagini hanno, inoltre, evidenziato l’esistenza di accordi criminali con una «probabile sponda su Giovinazzo della criminalità bitontina – ha spiegato il vicedirigente della Squadra Mobile di Bari, Antonio Tafaro – per prestare rifugio ai latitanti». Sempre nelle campagne di Giovinazzo, infatti, si nascondeva il boss di Bitonto Domenico Conte, ritenuto il mandante dell’agguato mafioso del dicembre scorso in cui fu uccisa per errore un’anziana. Per il funzionario dello Sco di Roma, Eugenio Masino, Morra e Pazienza erano «due pericolosi latitanti». Proprio Alessandro Morra, detto “U Pavone”, avrebbe tenuto le fila dell’organizzazione criminale di cui avrebbero fatto parte la banda di pugliesi, insospettabili imprenditori e professionisti che avrebbero fornito supporto in cambio di sostanziose ricompense e soprattutto esponenti della 'ndrangheta. La Dda di Catanzaro ha infatti ricostruito che parte del bottino era destinato alle cosche crotonesi che hanno dato il loro placet all’operazione. Un’azione paramilitare portata a termine in pochi minuti da un commando di 15 persone armate di kalashnikov. Da tempo gli investigatori catanzaresi erano riusciti a stringere il cerchio su alcuni personaggi, ma la vera svolta è arrivata solo quando alla porta della Questura ha bussato Annamaria Cerminara, moglie di Giovanni Passalacqua elemento di spicco della criminalità rom e trait d'union tra gli specialisti pugliesi e gli affiliati calabresi. Era lui ad avere il contatto con la talpa dentro l’azienda, l’ex capo area per la Calabria della Sicurtransport. Agli investigatori la donna ha spiegato che il marito minacciava di ucciderla accusandola di aver sottratto dei soldi dal bottino. Sarà lei a confermare ruoli e responsabilità nel colpo alla Sicurtransport e far scattare la caccia agli uomini dell’organizzazione.

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