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Porti, Calabria e Sicilia possono fare squadra

Porti, Calabria e Sicilia possono fare squadra

Reggio Calabria

Il recente varo dell’accordo tra Amministrazioni per il sistema delle infrastrutture portuali di rilevanza economica nazionale e internazionale - un pacchetto da 74,900 milioni di euro, di cui 60 destinate dalla Regione con fondi per lo sviluppo e la coesione e 14,900 da parte dell’Autorità portuale di Gioia Tauro - ha riacceso i riflettori su quale sia il ruolo della portualità nello sviluppo della Calabria, una regione che con i suoi oltre 800 chilometri di costa col mare ha decisamente un rapporto tanto privilegiato quanto poco valorizzato.

Per verificare se si sia, finalmente, in presenza di una decisa e virtuosa accelerazione rispetto al passato (non a caso il vicepresidente della Regione e assessore alla logistica e al sistema portuale Francesco Russo dopo la firma ha parlato di «una programmazione così completa come non era mai stata realizzata per il sistema portuale calabrese») si dovrà adesso vedere quale capacità di spesa concreta avranno le amministrazioni destinatarie degli interventi. Questa tranche di risorse, infatti, segue quelle che erano state rese disponibili già alla fine dello scorso anno e per le quali la Regione sta per avviare una capillare verifica «perché non è solo importante chiedere e ottenere risorse - ha aggiunto Russo - ma è necessario tradurle in progetti e concrete realizzazioni».

In questo contesto - ma con riferimento ad altri segmenti di portualità - una nuova idea, di particolare suggestione, riguarda la “madre” di tutte le infrastrutture, il porto di Gioia Tauro, perennemente in bilico tra prospettive di straordinaria crescita e criticità di ogni genere all’ordine del giorno. Il braccio di ferro con la Regione Sicilia (che non ha mai dato il proprio necessario disco verde) sin qui ha paralizzato anche l’indicazione fatta dell’ex ministro delle Infrastrutture Delrio che ha individuato nello stesso assessore Francesco Russo il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Tirreno Meridionale. «Lo spirito originario della legge di riforma dei sistemi portuali strada facendo è mutata - ha osservato Russo -. La previsione originaria era legata a pochi grandi sistemi in tutta Italia ed a questa logica ha obbedito, ad esempio, la scelta di mettere assieme Gioia Tauro e Messina. Adesso se si recupera quello spirito si potrebbe fare ancora di più».

- Cioè?

«La competitività richiede strutture capaci di sviluppare grandi numeri. Lo hanno capito bene, ad esempio, Svezia e Danimarca che hanno dato vita a un unico sistema Malmoe-Copenaghen. Lì si tratta di due stati diversi, con sistemi fiscali differenti, lingue differenti, monete differenti e tutto ciò non ha rappresentato un ostacolo».

- Qui cosa si potrebbe fare?

«Ripeto, se si recupera lo spirito iniziale della riforma si potrebbe pensare ad un sistema portuale unico che abbracci l’intera Calabria e larga parte della Sicilia, sino ad Augusta con annesso il terminal di Santa Panagia a servizio della zona industriale siracusana. Sarebbe un sistema da 100 milioni di tonnellate - tra Gioia Tauro e Augusta - sviluppato su circa 80 miglia , con all’interno terminal petroliferi importanti come quelli del Siracusano e Milazzo, con Vibo che per le accise sull’oil sviluppa numeri importanti».

- Ma per far questo occorre una visione alta che vada oltre il campanile...

«Sì. Dobbiamo capire se dobbiamo giocare la champions o accontentarci di un campionato diverso, dignitoso ma diverso».

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