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'Ndrangheta: operazione "Happy dog", un imprenditore ha collaborato con la Polizia

polizia reggio

Dall'inchiesta "Happy dog" della Dda di Reggio Calabria emerge che l'imprenditore fortemente vessato da richieste estorsive messe in atto dalle persone coinvolte nell'operazione ha collaborato con gli investigatori della Polizia di Stato. I tentativi di estorsione nei suoi confronti, a partire dal 2014, avevano lo scopo di costringerlo a rinunciare al servizio di custodia ed assistenza di cani randagi del Comune di Taurianova per la durata di tre anni. Servizio per il quale, nell'aprile di quell'anno, era stato bandito dalla Suap di Reggio Calabria un appalto pubblico per un importo di oltre 284 mila euro che lo stesso imprenditore si era aggiudicato. La rinuncia al servizio da parte di quest'ultimo doveva favorire i fratelli Fava, la cui società (Happy Dog srl) era stata affidataria del servizio fino a quando non era stata estromessa dalla partecipazione alla nuova gara a causa di un'interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Reggio Calabria in quanto i titolari erano ritenuti contigui alla cosca Fazzalari-Zagari-Viola.
Altre tre richieste estorsive erano state rivolte allo stesso imprenditore nel 2016 da Domenico Marando. La prima allo scopo di ottenere 58 mila euro per conto di esponenti della 'ndrangheta di Sant'Ilario dello Jonio, oggetto di una precedente pretesa rimasta insoddisfatta. Altre somme di denaro gli era state chieste quale corrispettivo per l'opera di mediazione con un suo zio detenuto in carcere. Un terreno confinante con il suo, infine, in seguito alle resistenze della vittima, veniva danneggiato da un incendio a scopo intimidatorio ad opera di ignoti.
Nel corso delle attività investigative sono state effettuate, inoltre, numerose attività di intercettazione che hanno consentito di acquisire solidi riscontri alle ipotesi accusatorie emerse a carico degli indagati.

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