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Il Cosenza con la testa a Pescara

Il Cosenza con la testa a Pescara

La prima operazione da portare a termine sulla strada che porta a Pescara è smaltire la sbornia del giorno dopo. Ventimila cuori rossoblù si sono infiammati grazie alla “remuntada” dei “lupi” che ha scaraventato fuori dai playoff i baldanzosi tirolesi provenienti da Bolzano arrivando fino al cancello d’ingresso del paradiso calcistico chiamato serie B. Solo una, però, tra Cosenza e Siena potrà varcarlo. E al momento i discorsi su eventuali ripescaggi (virtualmente entrambe le squadre potrebbero già essere considerate promosse se venissero presi provvedimenti nei confronti di alcune squadre del campionato cadetto finite sotto la luce dei riflettori) non hanno alcun senso.

C’è da chiudere la pratica, tappandosi occhi e orecchie, provando anche ad archiviare la parentesi di domenica sera. L’ululato dello stadio bruzio, semmai, dovrà spingere la squadra anche in quel di Pescara. A volte ritornano. A distanza di diciassette anni, un altro Marulla metterà piede sul prato dell’Adriatico. Si tratta di Kevin, team manager del Cosenza, che ha lasciato il campo dopo la gioia per l’accesso alla finalissima (il prezioso tesserato rossoblù ha rischiato lo svenimento…) indossando il saio del super tifoso padre Fedele Bisceglie e stringendo forte a sé proprio il frate ultrà e lo storico custode dello stadio rossoblù, Pasquale Grandinetti. Una scena esilarante. Sabato ripercorrerà le orme di papà Gigi che, al culmine della stagione 1990-1991, decise con un guizzo nei tempi supplementari lo spareggio-salvezza in campo neutro contro la Salernitana. All’epoca c’era da difendere la cadetteria, mentre sabato il Cosenza cercherà di riconquistarla dopo quindici anni di digiuno forzato.

Nella “rosa” rossoblù, inoltre, c’è anche chi ha calcato il manto erboso abruzzese agli albori della propria carriera. Si tratta di capitan Corsi che ha collezionato due presenze con la maglia del Pescara, in serie C1 (stagione 2008-2009).

La gioia del patron. Cuore caldo e nervi saldi sono le due compagne di viaggio del Cosenza che si dovrà recare a Pescara. Parola del presidente Guarascio che ha vissuto con grande gioia la qualificazione, ma non esita a indossare i panni del pompiere: «Il Cosenza e Cosenza hanno conosciuto una memorabile giornata, ma non è finita qui ovviamente. Dopo la splendida vittoria contro il Südtirol – e voglio ringraziare il presidente e l’allenatore della squadra altoatesina per la sportività che hanno mostrato a fine gara – mi resta negli occhi, nella mente e nel cuore lo spettacolo senza precedenti del nostro pubblico, che è stato davvero il dodicesimo, il tredicesimo, il quattordicesimo uomo in campo e che ha evidenziato ancora una volta – se ce ne fosse stato bisogno – come la passione e il tifo per i lupi è davvero incredibile. Grazie, grazie davvero alla città, all’intera provincia, all’intera Calabria ma – come detto – non è ancora finita. Un abbraccio ai ragazzi che hanno messo tutto quello che avevano per arrivare alla vittoria: sono un grande gruppo e lo stanno dimostrando. Ma non è ancora finita! Un grazie a mister Braglia, a tutto lo staff tecnico, al direttore Trinchera e a tutta la società. Ma – e lo ripeto per la quarta volta – non è ancora finita. Siamo all’ultimo miglio per raggiungere il sogno, possiamo e dobbiamo farcela. Sabato a Pescara avremo ancora bisogno di quel pubblico, di quei ragazzi, di quella guida tecnica, di tutti noi. Cosenza e il Cosenza meritano che questa magnifica cavalcata raggiunga l’obiettivo finale».

Una cavalcata assurda. “Dal letame nascono i fior”. E di letame, per dirla con le parole del cantautore ligure Fabrizio De André, il Cosenza ne ha ingoiato tanto dopo lo 0-3 casalingo con il Rende. Sembra trascorso un secolo, eppure si tratta solo di un mese e mezzo.

Tra la disfatta contro i biancorossi e il trionfo pre-Pescara è successo di tutto. Merito, oltre che del patron, di Piero Braglia e del ds Trinchera. Il primo dei due ha sempre affermato di volersi giocare tutto ai playoff, definendoli “un altro campionato”. Il ds, invece, ha sostenuto anche nei momenti peggiori della sua gestione tecnica a tinte rossoblù di voler attendere la fine della stagione prima di voler tracciare bilanci. E il presidente? La metamorfosi cosentina ha riguardato anche lui. Rimbalzando da un polo all’altro del mese e mezzo che sta cambiando la storia del calcio cosentino il numero uno della società di via degli Stadi ha ricevuto prima gli insulti dei tifosi e poi scroscianti applausi. Un’altalena di emozioni che schizofrenicamente ha riabilitato alla grande il campionato rossoblù e la posizione della “triade”. Manca solo l’ultimo tassello, ma ciò che è stato compiuto finora ha dell’incredibile. Dell’assurdo.

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