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Molti i punti da chiarire sull'omicidio di Bruno Lazzaro

Molti i punti da chiarire sull'omicidio di Bruno Lazzaro

Un contesto poco chiaro su cui pesa lo spettro della faida che da anni continua a insanguinare le Preserre vibonesi.

Sarebbe, infatti, ancora tutta da chiarire la dinamica dell’accoltellamento di domenica sera di Bruno Lazzaro, 27 anni di Sorianello, deceduto dopo qualche ora all’ospedale Jazzolino. Ma più che la dinamica, al momento, è il contesto entro cui inserire il fatto di sangue che sarebbe da accertare. Intanto domani sarà eseguita l’autopsia e non è escluso che la famiglia (assistita dall’avv. Nazzareno Latassa) nomini un proprio consulente.

Da quanto finora emerso il giovane è stato colpito con un fendente al fianco destro mentre si trovava su un’auto in compagnia di un congiunto, che ha allertato i soccorsi.

Le modalità del ferimento – se la ricostruzione dovesse rivelarsi veritiera – escluderebbero ogni collegamento con la faida mai sopita e che vede contrapposti i Loielo agli Emanuele. Infatti se il fatto di sangue fosse stato legato alla guerra tra le due “famiglie” di ’ndrangheta probabilmente le modalità di esecuzione sarebbero state altre.

Comunque sia in queste ore i carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno e della Stazione di Soriano non escludono alcuna pista e sono al lavoro per identificare il responsabile della coltellata mortale al 27enne e delineare con esattezza i contorni e la causa dell’ennesimo grave episodio che ha sparso altro sangue nelle Preserre vibonesi. Bruno Lazzaro era nipote di Salvatore di Inzillo, ucciso in un agguato nel centro di Sorianello il 21 giugno dello scorso anno e ritenuto vicino agli Emanuele. Il giovane –unitamente ad alcuni cugini – era indagato per il tentato duplice omicidio di Giovanni Alessandro (Alex) Nesci e del fratellino con sindrome di Down. Imboscata avvenuta il 28 luglio dello scorso anno sempre nel piccolo centro delle Preserre vibonesi e seguita dall’autobomba piazzata a Savini sotto l’autovettura di Nicola Ciconte (rimasto gravemente ferito). Un agguato esplosivo fortunatamente fallito che richiama a un altro delitto. A quello di Domenico Coconte di 63 anni (detto ‘U Ragioneri), imprenditore boschivo ucciso nel giardino di casa il 25 settembre di sei anni fa. Ciconte, infatti, era cugino del padre del giovane sotto la cui autovettura, cinque ani più tardi, ma nello stesso giorno, veniva piazzato l’ordigno. L’imboscata mortale a Domenico Ciconte – parente anche di Nicola Rimedio, assassinato il 2 giugno del 2012 – risale a tre giorni dopo l’agguato teso ad Antonino Zupo, di 36 anni.

Nessun legame ci sarebbe tra Salvatore Lazzaro, assassinato a 22 anni mentre cenava (cugino di Rimedio) nell’aprile del 2013 e Bruno Lazzaro.

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