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Sulle tracce di Maria Chindamo

Sulle tracce di Maria Chindamo

«Nel caso relativo alla scomparsa di Maria Chindamo gli inquirenti non brancolano nel buio. Hanno idee molto chiare ed elementi concreti nelle loro mani. La sensazione è che il cerchio si possa chiudere da un momento all’altro». A parlare è l’avv. Nicodemo Gentile, presidente dell’associazione nazionale “Penelope” della Toscana, che da qualche giorno s’è schierata al fianco della famiglia dell’imprenditrice scomparsa. Noto per aver trattato, da legale di fiducia, alcuni dei casi di cronaca più importanti degli ultimi anni (Sarah Scazzi, Rudy Guede, Salvatore Parolisi, ecc.), pochi giorni fa, assieme a Vincenzo, fratello di Maria, ha incontrato negli uffici della Procura di Vibo Valentia il sostituto procuratore Concettina Iannazzo, titolare delle indagini. Un faccia a faccia sereno e costruttivo che ha generato fiducia e speranza aprendo il campo a linee di ottimismo sino ad oggi mai registrate. «Da penalista – afferma Gentile – dopo i tanti casi trattati, devo dire che l’incontro con la dottoressa Iannazzo, ben coordinata dal procuratore Bruno Giordano, ci ha fatto percepire sensazioni del tutto positive. Ci sono in campo le migliori intelligence investigative, ci sono già tasselli importanti. Il mosaico si sta completando». La scomparsa di Maria Chindamo, in sostanza, non pare destinata, a scivolare nell’oblìo, anzi «a breve – prosegue Gentile – potrebbero arrivare le risposte attese».

Il legale perugino, che nel caso dell’imprenditrice di Laureana di Borrello, va ad affiancare il legale di fiducia Giovanna Cusumano del Foro di Reggio Calabria, ritiene che nel caso Chindamo gli «indizi chiari siano tanti e che gli inquirenti si stiano muovendo lungo una pista precisa». In ogni caso «ci sono piaciute molto – sottolinea – la tenacia e la determinazione della dottoressa Iannazzo per cui la nostra fiducia nel suo operato e in quello delle forze dell’ordine è totale». C’è, poi, un altro aspetto che impressiona positivamente l’avv. Gentile: la forza e la bontà d’animo di tutti i familiari di Maria. «Vincenzo è il fratello coraggio – rimarca – perché sta dedicando la sua vita a questa vicenda alimentando due pensieri: lottare quotidianamente per capire e difendere la sua famiglia. Lui ci mette la faccia, sa di correre rischi, ma non indietreggia di un centimetro. È il simbolo della Calabria perbene. È il vento del cambiamento. L’omicidio di Maria ha trascinato la Calabria sul fondo; Vincenzo, col suo esempio, ci sta dicendo che questa è l’occasione per affrancare il territorio da dinamiche terribili».

E, in verità, Vincenzo segue il suo percorso senza incertezze. L’incontro con gli inquirenti nella Procura di Vibo ha sprigionato in lui nuove energie. È convinto che «data la pericolosità sociale di quanto successo, la Procura non solo sia impegnata nella ricerca della verità, ma insegua anche l’obiettivo di riscattare questa società e dare giustizia a tutto il territorio. Ci sono – sostiene – segni importanti della presenza dello Stato che, in presenza di rischi per la popolazione, risponde in maniera forte».

Tra l’altro, le indagini sulla scomparsa di Maria Chindamo vengono da sempre condotte, per competenza, dalla Procura di Vibo. Pur essendo cambiati i capi dell’ufficio la continuità dell’operato è stata sempre mantenuta e garantita dalla dott.ssa Concettina Iannazzo titolare delle indagini sin dal primo momento. Nei giorni scorsi, comunque, a seguito delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giuseppe Dimasi, originario di Laureana di Borrello, s’è appreso che ad indagare c’è pure la Dda di Reggio Calabria guidata dal procuratore Federico Cafiero De Raho. A distanza di oltre sedici mesi dalla scomparsa di Maria, dunque, la ricerca della verità anziché perdere forza riprende vigore, allarga il campo d’azione, trova nuovi protagonisti e nuovi afflati. Anche questo è segnale di cambiamento.

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