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Almaviva: Calenda chiede stop trasferimenti

Almaviva: Calenda chiede stop trasferimenti

Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha chiesto ai responsabili di Almaviva di sospendere i trasferimenti dei lavoratori che operano presso la sede di Milano. Lo si apprende da fonti del Mise che specificano che Calenda "si augura che l'Azienda non proceda con il trasferimento in Calabria di 65 lavoratori che si configurerebbe come un licenziamento seppure mascherato".Nelle prossime ore - precisano le fonti - si svolgerà al Ministero un incontro per cercare soluzioni alternative a quella ipotizzata da Almaviva.

AlmavivA Contact "consapevole della complessità della situazione, accoglie oggi con responsabilità l'appello del Governo a sospendere le misure finora adottate, in attesa dell'incontro in sede ministeriale, previsto nei prossimi giorni, per la necessaria definizione di un' intesa che garantisca l'indispensabile equilibrio del sito produttivo". Lo comunica la società in una nota.

Almaviva precisa ci aver "preso atto che la consultazione tra i lavoratori della sede di Milano ha respinto l'ipotesi di accordo sottoscritta nei giorni scorsi dalla maggioranza delle rappresentanze sindacali aziendali, diretta a fronteggiare la definitiva cessazione di un rilevante contratto da tempo gestito nel sito milanese". Il mancato rinnovo del contratto "da parte del cliente -spiega la società - peraltro contrariamente ad una consolidata prassi di rinnovo basata sul confronto competitivo, ha determinato per Milano una riduzione pari al 25% delle attività, generando una condizione di esubero del personale e di non equilibrio del centro produttivo. Una condizione che, in assenza di una nuova gara per l'assegnazione delle stesse attività da parte del committente, ha eluso l'applicazione delle clausole sociali a salvaguardia dell'occupazione, previste dalla legge. A fronte di tale situazione, Almaviva Contact ha attivato per tempo un confronto responsabile e trasparente con le Rappresentanze Sindacali Aziendali, al fine di identificare un accordo fondato su soluzioni possibili e percorso condiviso". Dopo oltre due mesi di colloqui, puntualizza Almaviva, "l'ipotesi di intesa sottoscritta con la maggioranza delle RSU della sede milanese, aveva previsto una serie di misure volte al recupero di efficienze e produttività del centro, senza alcuna iniziativa relativa al costo del lavoro, accompagnate dal ricorso ad un ammortizzatore sociale di breve periodo, diretto alla riconversione e formazione del solo personale in condizione di esubero. Va sottolineato che gli interventi contenuti nell'accordo avrebbero fatto registrare - sia sul piano organizzativo che sui livelli di reddito dei lavoratori - un impatto inferiore alla totalità degli accordi firmati negli ultimi cinque anni dalle stesse Organizzazioni Sindacali del settore in situazioni analoghe. L'esito negativo della consultazione, nelle condizioni date, ha imposto di assumere con tempestività tutte le misure ineludibili e consentite dal contratto al fine di minimizzare le conseguenze negative per l'insieme dei lavoratori e per le attività del centro di Milano.

I lavoratori del call center di Almaviva Milano avrebbero dovuto essere trasferiti nella struttura di Rende (Cosenza). 

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