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Il geometra "licenziato" dal clan

Il geometra "licenziato" dal clan

Ci sarebbe un “falso autolicenziamento” accostato a un diverbio con un soggetto ritenuto vicino al clan Armocida, e non una “scelta aziendale” dietro allontanamento di un professionista dai cantieri dei lavori per la costruzione della rete del gas ricadente del comune di Gerace.

La vicenda rientra nell’ambito delle indagini dei carabinieri confluite nella maxi operazione “Mandamento Jonico”, coordinata dalla Procura antimafia di Reggio Calabria. Il fatto risale all’ottobre del 2012, quando il professionista fu sentito dai carabinieri di Gerace a seguito del licenziamento subito dall’impresa in cui lavorava nel territorio comunale, esecutrice dei lavori di metanizzazione.

Il professionista, un geometra che ricopriva l’incarico di “responsabile per la sicurezza e direttore di cantiere”, dichiarò che il suo licenziamento era avvenuto a seguito della stesura di un atto di “autolicenziamento” falsamente firmato a suo nome. Accostando la circostanza a un litigio avuto con un tale Armocida, il quale lo aveva avvicinato nel mese di marzo precedente intimandogli di non dare esecuzione a «quel lavoro» che interessava a lui.

«È stato mai avvicinato da qualcuno degli Armocida – domanda dei carabinieri – e minacciato di abbandonare la direzione dei lavori su Gerace?». Rispondeva il geometra: «Nel mese di marzo di quest’anno, se non ricordo male, prima che ricominciassero i lavori di scavo, mentre ero intento nell’effettuare dei sondaggi del terreno assieme ad alcuni miei operai, sono stato chiamato da (...) Armocida il quale mi diceva che ai lavori in questione era interessato lui e che io non avrei dovuto farli. Dopo di che so che l’Armocida e l’ingegner (...) si sono messi d’accordo e di lì a poco ha cominciato a lavorare Armocida con i suoi parenti e i suoi mezzi d’opera».

«Preciso che – proseguiva il geometra – quando Armocida mi ha parlato, gli ho detto che i lavori non mi interessavano, anche perché non volevo avere più a che fare, il mio intento era quello di recuperare solo i soldi che la “...” doveva corrispondermi». A domanda rispondeva ancora il geometra: «I sondaggi del terreno li ho fatti su mandato dell’ing. (...) a livello di favore nonostante fossi già stato licenziato. Dopo quel giorno non ho più messo piede a Gerace».

Su domanda degli investigatori che chiedevano al geometra il motivo del suo licenziamento dl cantiere, questo rispondeva: «Qualcuno all’interno della “...” ha firmato un documento di “autolicenziamento” a nome mio e contro la mia volontà. Preciso che ho un contenzioso con la “...” in quanto non mi hanno pagato il lavoro di Ciminà. Mi spiego. A Ciminà dovevano corrispondere il nolo dei mezzi della ditta individuale intestata a mia moglie (...), onere al quale la “...” non ha ancora ottemperato».

Il professionista dichiarava infine di non aver inteso sporgere denuncia per il fatto di essere stato licenziato contro la sua volontà e mediante la produzione di un atto falso.

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