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Piani di emergenza, Calabria al top

Piani di emergenza, Calabria al top

Reggio Calabria

Scoprire di non essere più la Cenerentola d’Italia non è male. Scoprire che non è... una favola, ma una concreta realtà, è ancora meglio. Se poi tutto questo lo si pone nello scenario di uno degli ambiti più complessi e delicati che esistano (non soltanto alle nostre latitudini), vale a dire quello della protezione civile, ecco che l’importante risultato ottenuto assume una valenza ancora maggiore.

Nel volgere di un anno e mezzo circa la Calabria - e in maniera più specifica i Comuni calabresi - ha dato una bella e decisa accelerazione per quel che riguarda l’approntamento e il varo dei Pec, i Piani di Emergenza Comunale. Oggi i numeri, infatti, “parlano” - secondo la più recente rilevazione effettuata alla fine dello scorso mese di aprile - di una Calabria decisamente virtuosa che ha toccato quota 83% di Comuni dotati di Piano! Un risultato che è superiore rispetto anche al dato medio nazionale. Se poi si pensa che si è partiti da un 54% (dato del 2013 che a lungo è rimasto stagnante) che collocava la regione al terzultimo posto in Italia, ecco chela fotografia assume contorni decisamente più nitidi.

«Il Piano è uno strumento di fondamentale importanza in Calabria, regione d’Italia e tra le aree al mondo più esposte al rischio sismico e idrogeologico - ha spiegato Carlo Tansi, numero uno della Protezione civile regionale della Calabria che sin dal suo avvento ha insistito con forza e tenacia sulla denuncia delle distorsioni e incalzato la burocrazia -. Il Piano di Emergenza Comunale, infatti, stabilisce l’insieme delle procedure operative di intervento in caso di qualsiasi calamità (terremoti, frane, alluvioni…) che dovesse interessare il territorio del Comune ed è il supporto operativo al quale il sindaco si riferisce per gestire l'emergenza. È lo strumento, dinamico e in continuo aggiornamento, in funzione dell’evoluzione del territorio e delle condizioni di rischio, che consente alle Autorità di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e dei beni nelle aree a rischio».

In una parola sola, è uno strumento assolutamente strategico in quanto fornisce le informazioni necessarie ai cittadini sulle condizioni di rischio ai quali sono esposti e sui comportamenti da tenere in caso di evento. «La sua vitale importanza - ha aggiunto ancora Tansi - è dimostrata dall’esperienza del recente passato, dove gli effetti di eventi calamitosi (da ultimo si pensi ai terremoti che hanno colpito l’Italia centrale o la valanga di Rigopiano) sono stati molto aggravati da soccorsi scoordinati e approssimativi, oltre che dalla mancanza di un’adeguata informazione della popolazione».

La strada che ha portato la Calabria a diventare modello virtuoso su scala nazionale passa attraverso un’incisiva azione mirata «inizialmente alla omogeneizzazione delle informazioni attraverso un documento denominato “livello di base per la pianificazione comunale di emergenza”, che contiene puntuali indicazioni per la successiva, armonica e completa stesura e/o aggiornamento dello stesso. Quindi è stata condotta una capillare ricognizione dei dati presso tutte le Amministrazioni da una task force di 80 tecnici specialisti (ingegneri, architetti, geologi…) delle sedi periferiche della Protezione civile e delle associazioni di volontariato operanti sul territorio regionale, che hanno fornito un encomiabile contributo. Si può così affermare che i Piani di Emergenza oggi acquisiti sono tutti informatizzati (in Italia, oltre alla Calabria, ciò avviene solo in Lombardia) e consultabili via internet, secondo gli standard informatici predisposti dal Dipartimento Nazionale.

«A ciò si aggiunga - ha concluso Tansi - la possibilità per i Comuni di eseguire gli aggiornamenti futuri dei Piani direttamente online, previa la preliminare validazione dei dati inseriti».

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