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La mafia dei boschi «tiene
in pugno gli enti locali»

La mafia dei boschi «Tiene in pugno gli enti locali»

Catanzaro

Prelievi «molto più intensi di quelli autorizzati», aste pubbliche «non conformi alla norma». Anche a causa della crisi economica, negli ultimi anni «si è assistito ad una recrudescenza delle illegalità nei confronti della risorsa forestale». E da fenomeni considerati più banali, «quali il taglio di alberi condotto con modalità non conformi», si arriva «ad irregolarità via via più gravi, con reati che assumono la dimensione di quello associativo, fino alla turbativa d’asta pubblica».

A lanciare l’allarme è il Ministero dell’Interno, in un capitolo tra le migliaia di pagine dell’ultima “Relazione sull’attività delle forze di polizia, sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata”. Il dato di fondo è che oggi «il taglio del bosco rappresenta una risorsa che, in tempo di crisi economica, riacquista un valore tutt’altro che trascurabile».

Un “ritorno alla terra” che vede la Calabria in prima fila. «In certe aree della regione – si legge nel documento recentemente presentato al Parlamento – sono state accertate così spesso infiltrazioni di criminalità organizzata nel settore, da indurre il Corpo forestale dello Stato (dallo scorso 1. gennaio confluito nell’Arma dei Carabinieri e riorganizzato come Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare, ndr) a proporre, anche per le alienazioni dei boschi pubblici, le procedure di certificazione antimafia previste dalla normativa per gli appalti pubblici. Sono state accertate infatti, da parte delle ditte boschive che partecipano alle aste, accordi preventivi illeciti finalizzati alla spartizione di lotti da aggiudicare e ricorso a “cartelli” finalizzati a tenere bassi i prezzi della base d’asta mediante accordi segreti ed illegittimi. Si instaurano così dei monopoli od oligopoli ove pochi soggetti, di fatto, tengono in pugno pubbliche amministrazioni, anche mediante minacce o atti corruttivi, e determinano il prezzo finale del lotto boschivo. Successivamente – prosegue la relazione – si verificano prelievi di legna illegittimi, sconfinamenti di superfici, subappalti illegittimi, utilizzo di manodopera in nero se non addirittura clandestina».

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