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L’ultimo saluto di Cirò Marina ad Antonella

L’ultimo saluto di Cirò Marina ad Antonella

Come a volere chiedere scusa per non aver sentito le sue urla di dolore e terrore; riparare al “torto” di non averla protetta e aiutata 10 giorni fa, quando Antonella Lettieri, in una sera sferzata dal vento, si è trovata sola, in casa, con il suo assassino: Cirò Marina ieri si è stretta attorno alla bara bianca coperta di rose candide e ai familiari della sfortunata donna.

I funerali nel pomeriggio, nella chiesa di S. Cataldo che non è riuscita proprio a contenere la folla; non era mancata la solidarietà della cittadinanza negli 8 giorni in cui ha tifato per gli investigatori e invocato - con una grande fiaccolata, composta e silenziosa - giustizia per Antonella; ieri Cirò Marina l’ha abbracciata ancora nel suo tristissimo ultimo viaggio, dopo averle tenuto compagnia nella lunga veglia nella camera ardente allestita nel Comune, facendo coraggio alle sorelle e i parenti.

Il valore dell’unità come «fonte di forza e speranza» è stato un tema trattato nell’omelia della messa officiata da Don Gianni Filippelli e Don Antonio Mazzone. Per «il calore ricevuto dalla famiglia» una nipote ha ringraziato la cittadinanza, senza dimenticare le forze dell’ordine, i Ris, il Comune «per averci onorato e sostenuto – ha aggiunto –. Non smetteremo di chiedere giustizia piena per Antonella e tutte le donne che hanno subito un affronto».

Le sei sorelle hanno affidato a una lettera i loro pensieri. «Sentiamo di aver perso per la seconda volta la nostra mamma – hanno scritto – perché malgrado fossi la più piccola eri la nostra mammina: ti sei preso il peso della casa, ti preoccupavi per noi, temevi per noi e non per te; e noi non abbiamo potuto salvarti; non accetteremo mai come ci hai lasciati ma ci consola che sei con mamma e papà e nostri fratelli Mimmo e Raffaele. Ciao nostro angelo».

Anche il sindaco Nicodemo Parrilla – presente alle esequie con la fascia tricolore con collega di Cirò Mario Caruso (erano tra la folla il sindaco di Melissa Gino Murgi e il parlamentare Pd Nicodemo Oliverio) – ha sottolineato «il lavoro delle carabinieri che hanno fatto sentire il senso dello Stato»; con una certa stizza ha respinto «l’immagine fosca venuta fuori dai salotti televisivi» e ha dichiarato: «Nella nostra comunità vivono persone oneste, laboriose e buone; ci siamo sentiti macchiati da un’azione di un essere ignobile ma sapremo rialzarci meglio e porteremo sempre nel cuore Antonella».

Il fermo dell’operaio agricolo con la passione per le armi e la caccia, in effetti, è stata vissuta a Cirò Marina come l’estirpazione al proprio interno di cancro; con una crudeltà in metastasi l’assassino ha infierito sulla povera commessa di 42 anni. Ecco perché nel muro di generale disprezzo che avvolge il presunto omicida, non trovano posto sentimenti di pietà umana; quella pietà è mancata all’assassino della commessa quando ha deciso di armarsi; si è avventato contro la donna, sola ed indifesa, ha continuato ad accanirsi sul corpo martoriato mentre era già inerme e, l’ha abbandonata agonizzante a terra in un lago di sangue. Una breccia nella barriera di riprovazione e rabbia della gente, forse, si sarebbe aperta se il presunto autore, Salvatore Fuscaldo, finito sotto indagine subito dopo la scoperta del crimine, si fosse consegnato, avesse manifestato qualche pentimento.

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