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La holding degli appalti truccati al servizio della cosca Piromalli

La holding degli appalti truccati al servizio della cosca Piromalli

Pensava a tutto la holding degli appalti truccati che operava al servizio dei Piromalli, la dinastia di ’ndrangheta di Gioia Tauro con ruolo apicale nella cupola calabrese. Per aggiustare le gare, e fagocitare lavori da milioni di euro, riuscivano anche ad ingraziarsi un funzionario dell’Anas. Tra i nomi nuovi dell’inchiesta “Cumbertazione”, adesso cristallizzata da un’ordinanza di custodia cautelare dopo i 27 fermi eseguiti lo scorso 19 gennaio (effettuando contestualmente 44 sequestri preventivi d’azienda per un valore complessivo pari a 224 milioni di euro), c’è l’ingegnere Giovanni Fiordaliso, direttore dei lavori per la realizzazione dello svincolo autostradale di Rosarno. Secondo le conclusioni della Procura distrettuale antimafia e della Guardia di Finanza di Reggio il professionista «in cambio di utilità indebite da parte della famiglia Bagalà», godendo di soggiorni gratuiti in alberghi a Taormina (in occasione della festività del 1 maggio), di un soggiorno con la famiglia a Firenze e del regalo di orologi “Rolex” «forniva a Francesco Bagalà (classe ’77) informazioni riservate nonché il format del file Anas con il relativo logo». Documenti e dritte che consentivano, secondo la tesi dei pm coordinati da Federico Cafiero de Raho, ai professionisti di fiducia del gruppo Bagalà, «di compilare la “relazione riservata del direttore dei lavori” che veniva fatta propria dal Fiordaliso con l’apposizione della propria firma». Nei suoi confronti l’accusa di essersi prodigato «ripetutamente per favorire le imprese dei Bagalà» facendo pressioni su una dipendente Anas «affinché venisse accelerata la procedura di firma dei Sal (Stato Avanzamento Lavori)». Le 25 persone destinatarie di una misura cautelare sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici, anche aggravati dalle modalità mafiose.

Pensava, e provvedeva, ad ogni dettaglio la holding degli appalti truccati. Per i finanzieri del colonnello Alessandro Barbera, il gruppo Bagalà, avrebbe «turbato» almeno 27 gare indette dalle Stazioni appaltanti (tra cui i Comuni di Gioia Tauro e Rosarno, la Provincia di Reggio, l’Anas) nel periodo 2012/2015 per un valore complessivo superiore a 90 milioni di euro. Un “modus operandi” spietato, che ruotava attorno ai rapporti corruttivi con funzionari appartenenti alle Stazioni appaltanti e con professionisti collusi, e costituendo un cartello composto da oltre 60 società che, attraverso la presentazione di offerte precedentemente concordate, «è stato in grado di determinare l’aggiudicazione degli appalti a una delle imprese della cordata». Perchè nella Piana e in tanti angoli della Calabria sui quali si erano poggiati i desideri di business dei Piromalli gli appalti erano una storia “cumbertata”. Chiusa a favore dei boss.

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