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Kyterion, inflitti
due secoli di carcere

Kyterion, inflitti due secoli di carcere

Venticinque condanne per un totale di 212 anni di reclusione e tre assoluzioni. Più di due secoli di carcere ha inflitto ieri il giudice per l’udienza preliminare di Catanzaro Carlo Saverio Ferraro nel procedimento col rityo abbreviato, scaturito dall’in - chiesta “Kyterion” contro la cosca di Cutro. Nell’udienza dello scorso 16 settembre i pm della Dda Domenico Guarascio e Vioncenzo Capomolla avevano la condanna all’ergastolo per i presunti mandanti ed esecutori dell’omicidio Dragone (Nicolino ed Ernesto Grande Aracri e per Angelo Greco) ma anche altre 25 condanne per un totale di 293 anni di carcere. Nicolino Grande Aracri, il fratello Ernesto e Greco, hanno evitato la pena massima (altro articolo a pagina 20) ma il gup Ferraro, ha condannato i tre per l’omicidio dell’anziano capobastote assassinato a Cutro il 10 maggio del 2004, ed ha inflitto 30 anni di reclusione al boss di Cutro e 24 anni di carcere ciascuno al fratello Ernesto e al loro presunto complice nell’agguato. Il giudice Ferraro ha inoltre inflitto 12 anni di reclusione a l’altro fratello del capocosca: Antonio Grande Aracri, considerato uno dei capi della ‘ndrina finita nel mirino degli investigatori dei carabinieri con l’operazione “Kyterion” che venne alla luce il 28 gennaio 2015 con un blitz e 37 fermi, eseguiti nello stesso giorno in cui a Reggio Emilia e in altre città venivano eseguiti 127 arresti nell’ambito dell’inchiesta gemella “Aemilia”. Gli investigatori in “Kyterion” ipotizzano il salto di qualità che sarebbe stato in procinto di fare la ‘ndrina dei Grande Aracri, indicata come la cosca destinata a diventare egemone nel territorio compreso tra Lamezia e il Cosentino, passando per il Crotonese e il Catanzarese. La Dda contestava a vario titolo agli accusati oltre all’associazione mafiosa reati che vanno dall’estorsione al tentato omicidio; dalla detenzione di armi alla violenza, alla rapina. Il gup ha mandato assolti da tutti i reati Dario Cristoforo di Catanzaro accusato di associazione mafiosa (difeso dagli avvocati Stefano Nimpo, Gennaro Mellea e Giovanni Merante); Luigi Martino di Cutro, imputato di rapina (avvocato Gregorio Viscomi) e Carmine Riillo del 77 di Isola Capo Rizzuto accusato di associazione mafiosa ed estorsione (difeso dagli avvocato Pasquale Le Pera e Luca Cianferone). L’accusa di estorsione è caduta anche per Pasquale Diletto e Francesco Lamanna (difesi entrambi dall’avv. Luigi Colacino - Diletto anche dall’avv. Sergio Rotundo), condannati però ambedue per associazione mafiosa.

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