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Callipo costretto a utilizzare il porto di Taranto

Callipo costretto a utilizzare il porto di Taranto

Un paradosso inaccettabile, per un imprenditore che in azienda ha addirittura creato un “Ufficio per il Miglioramento Continuo”, dover arricchire con il suo business uno scalo fuori regione, il porto di Taranto, anziché implementare quello della sua Calabria. «Siamo costretti a ricevere il tonno sfuso a Taranto per un problema alla pavimentazione del porto di Gioia Tauro», ha lamentato ieri il patron del Tonno Callipo, azienda di Pizzo Calabro leader delle conserve alimentari, parlando agli studenti di Economia dell’Università Magna Graecia come relatore del seminario “Crisi e sviluppo d’impresa: la parola all’etica”. Esponente appassionato e tenace della quarta generazione di imprenditori che dal 1913 si sono succeduti alla guida di una realtà d’eccellenza nella produzione e commercializzazione di tonno e altri prodotti ittici, il Cavaliere del Lavoro Pippo Callipo ha individuato nella logistica inadeguata e in particolare nelle carenze strutturali del porto di Gioia Tauro - sfida mancata al resto d’Europa - una delle criticità che impediscono alla Calabria di spiccare il volo. E, soprattutto, di avvalersi dei frutti di un’imprenditoria agguerrita, battagliera e capace come quella rappresentata ieri, nell’aula gremita dell’Ateneo catanzarese, da lui stesso e da un altro pioniere del “food” qual è il fondatore di Igea Calabra, il Cavaliere del Lavoro Giovanni Colosimo. Due figure paradigmatiche, il primo rimasto sempre in Calabria, schierato contro il malaffare e la mala politica «con la quale non sono mai sceso a compromessi»; il secondo, dopo esperienze anche durissime in Argentina, tornato per dispiegare un’azione imprenditoriale etica e solidale. Tra i due ieri una sorta di passaggio del testimone, visto che la targa premio “Best Learning Experience Award” dell’Umg (riconoscimento nato per costruire “ponti” tra le conoscenze acquisite dagli studenti in aula e le esperienze vissute da chi si occupa professionalmente di imprese e sviluppo) conferita lo scorso anno a Colosimo, è stata ieri assegnata, per l’anno accademico in corso, a Pippo Callipo da Rocco Reina, titolare dell’insegnamento di Organizzazione aziendale e promotore dell’iniziativa. La consegna è stata affidata a Rocco Savino, vicepresidente della Fondazione Umg e professore ordinario di Biologia molecolare. Ai saluti istituzionali del coordinatore dell’Area aziendale, prof. Nicola Ostuni, è seguita la testimonianza di Callipo. Un messaggio fuori dai denti. «La mafia con la penna, cioè la burocrazia, fa piú male di quella con la pistola», ha detto mantenendo il sorriso nel ricordare di aver patito, piú che la ndrangheta, l’ostruzionismo degli uffici. «Non c’è qui una politica che si offre di sostenere l’impresa - ha rimarcato - no, loro aspettano che sia tu a chiedere aiuto alla politica, cosa che io non ho mai fatto». Nonostante ciò il Gruppo Callipo, che con i suoi 404 dipendenti e un fatturato complessivo di 54,6 milioni gestisce oltre al ramo Conserve anche la Callipo Gelateria, il Popilia Resort e la squadra Callipo Calabria Volley, è riuscito a crescere anche in tempi di crisi incrementando del tre o quattro per cento il fatturato. «Passione, rispetto per il prossimo, ottimo rapporto con i dipendenti, esame continuo della qualitá, ordine e organizzazione»: ecco i fattori che hanno decretato il successo della holding. E ancora, «attenzione al territorio e al sociale ma soprattutto ai dipendenti, di cui ci assicuriamo pure che siano trattati bene dalle banche», ha riferito il Cavaliere del Lavoro. È toccato al “calabrese di ritorno” Antonio Cuppari, responsabile dell’area analisi e sviluppo software della Tonno Callipo, illustrare ai discenti l’organizzazione e i profili tecnici del caso aziendale, mentre è stato Giovanni Colosimo a evidenziare il peso dirimente del retaggio familiare: «La mia azienda è iniziata da sottozero, la Callipo invece aveva un padre che ha tramandato ai figli le competenze da sviluppare. Ma il vero dramma è che troppi calabresi danno il meglio quando vengono trapiantati altrove, mentre in zona spesso restano come addormentati». E Callipo: «Chi può vantare esperienze all'estero ha un'impostazione diversa, viene ricercato e assunto. Propongo che l’opportunità di lavorare fuori sede sia retribuita e istituzionalizzata».

 

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Porti e riporti

Anche Salerno è dietro l’angolo
Gioia  Tauro, no

Naufragio della logistica

Solo un problema di costi? O forse di capacità logistica? Quale che sia la verità vera delle cose, di certo c’è che già nell’agosto scorso è esplosa in Calabria la notizia che i treni destinati alla nuova metropolitana di Lima, in Perù, costruiti a Reggio Calabria dalla Hitachi Rail Italy (ex Ansaldo Breda), società leader mondiale del settore, vengono spediti in Sud America dal porto di Salerno. Un bel viaggetto di qualche centinaia di chilometri quando a una ventina c’è Gioia Tauro, che un porticciolo proprio non è. Ma la compagnia di navigazione con la quale è stato trovato l’accordo, la Hapag Lloyd, fa scalo nel terminal SCT (Salerno Container Terminal) e non a Gioia Tauro. La commessa acquisita da SCT Spa, della durata di quattro anni, è il risultato dell’accordo con “Ricolfi & C. Spa” che cura le operazioni di trasferimento dei convogli.

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