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Economia calabrese,
è notte fonda

Economia calabrese, è notte fonda

Triste la sorte della Calabria, che resta al palo quando il Paese cresce e cola a picco quando l’Italia accusa una battuta d’arresto. Un destino che non può rimanere immutato. Che deve essere invertito. Stessa cosa vale per l’intero Mezzogiorno, perché se la cosiddetta Questione Meridionale rimane irrisolta è anche il sistema Paese a risentirne. È l’estrema sintesi dell’intervento del numero uno di Confindustria Vincenzo Boccia, che ieri ha partecipato all’assemblea generale dell’Unione regionale nell’insolita ma prestigiosa sede del Teatro Politeama di Catanzaro. Una dimostrazione di vicinanza e attenzione la venuta del presidente. Un imprenditore salernitano che ha scalato i vertici del più importante organismo rappresentativo degli Industriali italiani non certo partendo con i favori del pronostico. Un particolare di rilievo messo in risalto dal diretto interessato: «Ricordo il giorno in cui arrivai a Paola, accolto da Natale Mazzuca e Aldo Ferrara (rispettivamente presidenti di Unindustria e Pmi Calabria, ndr) a cui resi nota la volontà di candidarmi ricevendone l’immediato sostegno malgrado sembrasse quasi un’idea folle».

L’arrivo del leader degli industriali - protagonista di una tavola rotonda moderata dal giornalista del Tg1 Alberto Matano - ha com’era prevedibile richiamato la presenza, oltreché dei citati Mazzuca e Ferrara e del “padrone di casa” Daniele Rossi (massimo esponente degli imprenditori catanzaresi), delle rappresentanze politico-istituzionali di maggior spicco della regione. A cominciare dai sottosegretari Dorina Bianchi e Antonio Gentile affiancati dal governatore Mario Oliverio ma anche dal sindaco Sergio Abramo e dal presidente della Provincia del capoluogo Enzo Bruno. Senza dimenticare una economista e professore associato dell’Unical, Rosanna Nisticò, che ha curato la redazione del Rapporto sull’economia calabrese nel 2015.

Un quadro con molte più ombre, alcune delle quali davvero preoccupanti, che luci, poche e non in grado di far scoccare la scintilla della ripresa. Uno scenario a tinte fosche di cui è come ovvio perfettamente consapevole il presidente Boccia: «Le cose possono cambiare, anche in tempi di crisi come quelli attuali, perché l’aspetto determinante è riuscire a utilizzare in maniera proficua i ridotti fondi a disposizione. Ma solo se tessuto produttivo e politica si mettono insieme a lavorare al meglio, mutando la sorte di aree in palese ritardo come questa in apparenza segnata. Ragion per cui la priorità è mettere in moto un meccanismo virtuoso, ma a patto che si incida realmente sui fattori di competitività. Non ci può infatti essere sviluppo se non ci si concentra sui punti di forza e le vocazioni di un territorio rispetto a cui prestare la massima attenzione. Un obiettivo che deve essere comune, pure dei sindacati i quali sono chiamati a intraprendere una grande stagione di relazioni industriali. Perfino la mia categoria – ha concluso – non può pensare di fare la lista della spesa, ma deve chiedere ciò di cui c’è davvero necessità».

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