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Cassazione conferma
condanna maestra asilo

Cassazione conferma condanna maestra asilo

La maestra infilava il cibo a forza in bocca a chi non voleva mangiare, e minacciava di far venire il "diavoletto" che "avrebbe fatto male a mamma e papà". L'accusa era quella di abuso di mezzi di correzione. La maestra è stata condannata a due mesi di reclusione dalla Corte di Appello di Catanzaro con verdetto dell'8 aprile 2015. In primo grado la stessa condanna era stata emessa dal Tribunale di Castrovillari. Senza successo la maestra si è difesa innanzi ai giudici della Sesta sezione penale della Suprema Corte dicendo che i bambini erano tanti - 36 quelli a lei affidati - e scalmanati e per questo doveva "imporre sistemi rigorosi". La Cassazione ha infatti catalogato i suoi metodi come "condotte abusive" destinate "a manomettere in primo luogo la personalità morale delle vittime, fermo restando che i giudici di merito hanno ricondotto quei comportamenti a situazioni prive di concreto allarme, quale, ad esempio, quella del rifiuto di sottostare all'imposizione prolungata del canto". "Nel rapporto tra insegnante e bambini affidati alle sue cure - spiega la Cassazione nel verdetto 9954 - assume predominante rilievo il profilo educativo, rispetto al quale il bambino deve essere considerato non destinatario passivo di una semplice azione correttiva ma titolare di diritti, a cominciare da quello alla propria dignità, che implica in ogni caso un'azione volta a realizzare l'armonico sviluppo della sua personalità". "Ciò preclude in partenza ogni strumento che faccia leva sulla violenza, pur orientata a scopi educativi", aggiunge la Suprema Corte dimostrando 'tollerenza zero' per chi maltratta i bambini. A nulla vale sostenere che con le 'cattive maniere' si perseguono buone finalità, come quelle educative e correttive, perchè - osservano i supremi giudici - proprio in considerazione del fatto che i destinatati di tali comportamenti sono i più piccoli "deve considerarsi preclusa qualunque condotta che assuma in concreto il significato dell'umiliazione, della denigrazione, della violenza psicologica". In questa vicenda, sei bambini avevano manifestato estremo disagio, con incubi notturni, rifiuto di mangiare e richiesta ai genitori di non essere lasciati soli con la maestra. Inoltre avevano ripreso a fare pipì a letto. Oltre alle testimonianze dei piccoli, contro la maestra hanno preso posizione anche alcune mamme che avevano avuto discussioni con lei. La Cassazione, confermando la condanna penale di Mafalda M., ha però disposto che la Corte di Appello corredi meglio la spiegazione sull'entità della pena dal momento che si discosta da minimo edittale.

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