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E' allarme povertà
"La classe dirigente
intervenga subito"

"Dal Rapporto Svimez emerge un Paese sempre più diseguale con un Mezzogiorno sempre più povero. Primeggia, purtroppo negativamente, il dato della Calabria, prima tra le regioni povere". Lo afferma in una dichiarazione il presidente del gruppo consiliare del Ncd, Giovanni Arruzzolo. "Il raddoppio della fascia di popolazione calabrese scivolata nel gorgo della povertà - aggiunge - è un dramma di cui tutta la classe dirigente di questa regione deve farsi carico. Stiamo vivendo una realtà di straordinaria crisi che ha travolto non soltanto la struttura economica della Calabria ma sta intaccando in profondità la natura stessa del nostro essere comunità. Tutti i settori tradizionali del tessuto produttivo calabrese sono in ginocchio, a partire dall'agrumicoltura, e non bastano certamente le pochissime eccellenze di nicchia ad innescare quei necessari effetti moltiplicatori che permettano in un lasso di tempo ragionevole di agganciare la congiuntura economica favorevole. Dall'analisi della Svimez parte un allarme che è anche una sfida, ardua, se vogliamo, ma inevitabile. Un'indicazione che non concede alibi a chi ha la responsabilità di governo della cosa pubblica, alle istituzioni locali, soprattutto, che sono il primo interfaccia dei bisogni e delle difficoltà quotidiane di centinaia di famiglie. Da qui a fine anno il Consiglio regionale e la Giunta devono dimostrare ai calabresi ed all'Italia che il cambio di passo c'è davvero, che stiamo mettendo in campo ogni sforzo che porti ad un risultato finalmente di segno positivo". 

"Siamo consci - prosegue Arruzzolo - dell'asfissiante quotidianità che ci impone di inseguire tutte le emergenze aperte e che si ripropongono di legislatura in legislatura senza soluzione di continuità, ma qui e adesso siamo tutti chiamati con grande spirito unitario ad innalzare i contenuti dell'iniziativa politico-istituzionale, di come costruire con il Governo centrale e l'Europa un rapporto costante, di reciproca fiducia, per allontanare lo spettro del disimpegno di centinaia di milioni di euro di Fondi comunitari, che servono non solo per ammodernare le grandi via di comunicazione di questa regione, per terra, mare e cielo, ma per irrobustire il collante sociale così messo a dura prova dalla mancanza sufficiente di reddito per fare fronte alle necessità giornaliere. Ecco perché diventa incomprensibile agli occhi di un'opinione pubblica così frastornata il vecchio balletto della politica, delle riunioni estenuanti che poco o nulla risolvono,anzi, avvelenano ulteriormente il rapporto tra l'uomo della strada e le istituzioni. Qui non si tratta più e lo dico con sincera preoccupazione, di come mediare tra opposti modi di vedere e di gestire il governo della Calabria, ma di aprire una stagione nuova che metta fine a taluni riti consunti della politica che la gente rifiuta in maniera chiara, aprendo le istituzioni tutte al contributo dei corpi democratici intermedi della società calabrese, a partire dagli Atenei, dal mondo delle professioni e della cultura, dai rappresentanti del mondo del lavoro, per una costruire un 'Patto tra calabresi' capace di condensare i punti nodali per aprire le strade allo sviluppo e valorizzare quello che sappiamo fare meglio, a partire dall'agricoltura e dalla montagna".

 "Il Consiglio regionale - conclude - deve dunque riprendere la sua funzione di interlocutore privilegiato con la società civile calabrese e nazionale, di luogo naturale per elaborare indicazioni di lavoro agli imprenditori attraverso una seria programmazione di politiche economiche che orientino chi ancora ha forza e voglia di mettere in campo risorse, di scommettere sul futuro di questa nostra regione che mai come adesso necessita di una forte e determinata guida politica capace di spingerla verso un avvenire migliore".(ANSA).

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