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I legami con la cosca
dei Mancuso di Limbadi

ROMA, 04 GIU - Per le elezioni al parlamento europeo del maggio 2014, Gianni Alemanno (nella foto), chiese l'appoggio a Salvatore Buzzi. Quest'ultimo si sarebbe mosso per ottenere il sostegno alla candidatura anche con gli uomini della cosca 'ndranghetista dei Mancuso di Limbadi. E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia in carcere dove vengono descritti i rapporti e "cointeressenze di natura economico/criminali tra Mafia Capitale e la cosca calabrese".

"Un ulteriore tassello idoneo a corroborare il rapporto di reciproco riconoscimento tra le due organizzazioni - scrive il giudice - è costituito dai riscontri intercettivi effettuati in occasione delle elezioni del Parlamento Europeo 2014, che hanno visto il politico Giovanni Alemanno, candidato nella lista "Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale", nella circoscrizione Sud". Le indagini hanno consentito di rilevare come "a fronte di una richiesta di sostegno da parte di Alemanno, sin dalla fine del mese di marzo 2014 Buzzi avesse espressamente richiesto, per il tramite di Giovanni Campennì, appoggio all'organizzazione criminale calabrese (di cui quest'ultimo è ritenuto espressione), per procurare i necessari consensi in occasione della campagna elettorale dell'ex sindaco di Roma". Buzzi, in una conversazione con Massimo Carminati intercettata il 21 marzo del 2014, riferiva l'esito di un incontro avuto poco prima con Alemanno presso gli uffici della "Commissione Commercio" a Roma. "Buzzi - scrive il gip - riferiva del sostegno richiesto in quell'occasione dall'ex primo cittadino ("no, no era pe' la campagna elettorale ... una sottoscrizione e poi se candida al sud") e rappresentava al sodale come avesse individuato Campennì, indicato con il solo nome di battesimo, quale strumento idoneo per assecondare tale richiesta (".. da Giovanni ... gli famo fa .."). Buzzi, il giorno seguente contattava "Giovanni Campennì, al fine di interessarlo per "da 'na mano a Alemanno ... in campagna elettorale ...". Il tentativo "di Buzzi di mascherare, in maniera evidentemente strumentale con l'interlocutore ("sto numero è intercettato ... però so telefonate legali .."), l'illecita richiesta pervenutagli, facendola passare come innocua e legittima istanza volta ad ampliare il consenso elettorale ("… basta che non sia voto di scambio .... tutto è legale ... uno po' vota' gli amici???!!!"), nell'ambito di una circoscrizione elettorale particolarmente ampia ("… mica può venire li!!! Scusa ... no perché la circoscrizione è grandissima .... è Abruzzo .... Campania .... la Calabria .... Puglia .... Basilicata ..... come cazzo fa? ... èèè ...."), veniva perfettamente compreso da Campennì, il quale, avendo evidentemente ben inteso il vero senso della richiesta ("ah ste chiamate so legali??? ..."), aderiva prontamente alla richiesta, non potendo evitare, tuttavia, di sottolineare la propria capacità di poter attingere a un ampio bacino di consensi pilotabili, facendo ricorso a una metafora particolarmente espressiva ("va bene .... allora .... è qua la famiglia è grande ... un voto gli si dà")".

Perquisita anche sede cooperativa La Cascina, che gestisce Centro Accoglienza per Richiedenti Asilo in Sicilia.

Delle perquisizioni in corso nell'ambito di Mafia Capitale, una riguarda la cooperativa "La Cascina", vicina al mondo cattolico. Gestisce tra l'altro il Cara (Centro Accoglienza per Richiedenti Asilo) di Mineo, in Sicilia. La perquisizione rientra nel quadro degli accertamenti sulla gestione degli appalti per i rifugiati.

Il blitz dei carabinieri è scattato all'alba nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L'Aquila, Catania ed Enna. Nell'ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, vengono ipotizzati a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori ed altro. Contestualmente agli arresti, sono in corso perquisizioni a carico di altre 21 persone indagate per gli stessi reati.

I provvedimenti riguardano gli sviluppi delle indagini condotte dal Ros nei confronti di "Mafia Capitale", il gruppo mafioso riconducibile a Massimo Carminati, ora in carcere. I 44 arresti di oggi scaturiscono dalla prosecuzione delle indagini avviate nel 2012 dal Ros e dalla procura di Roma che il 2 dicembre scorso avevano consentito di disarticolare l'organizzazione mafiosa capeggiata da Massimo Carminati. In quella occasione vennero arrestate 37 persone accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio ed altri reati, con l'aggravante delle modalità mafiose e per essere l'associazione armata.

Secondo gli investigatori, gli accertamenti successivi a quella tornata di arresti hanno confermato "l'esistenza di una struttura mafiosa operante nella Capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali".

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