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Zambetti: minacciato
pagai per paura

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L'ex assessore alla Casa della Regione Lombardia Domenico Zambetti consegnò circa 50mila euro ai presunti affiliati alla 'ndrangheta Eugenio Costantino e Giuseppe D'Agostino "per il timore che facessero del male alla mia famiglia" e non denunciò di aver ricevuto una lettera minatoria "solo per paura di ritorsioni". Lo ha spiegato in aula lo stesso Zambetti, ascoltato nell'udienza del processo che lo vede imputato con l'accusa di voto di scambio con i boss alle elezioni regionali del 2010. Rispondendo alle domande del pm della Dda di Milano Giuseppe D'Amico, l'ex assessore della Giunta Formigoni coinvolto in un'inchiesta sulle infiltrazioni delle cosche in Lombardia ha negato di aver comprato le preferenze. E ha sostenuto che il denaro della prima tranche del versamento, circa 20mila euro, proveniva "dal salvadanaio dove raccoglievo i quattrini risparmiati da quando avevo smesso di fumare". Una somma che Zambetti ha ammesso di aver consegnato a Costantino il 31 gennaio 2011, durante un incontro al quale inizialmente era presente anche D'Agostino. "Ero un forte tabagista e fumavo fino a tre pacchetti al giorno - ha spiegato in aula - dopo la nascita di mio nipote, nel 2005, ho smesso e ho iniziato a mettere da parte i quattrini". La seconda tranche, da 30mila euro, consegnata il 15 marzo 2011, proveniva invece da "un cassettino dove avevo raccolto i risparmi dall'attività politica". 

Zambetti ha quindi ricostruito in aula la sua frequentazione con Eugenio Costantino, anche lui tra gli imputati, che iniziò nel 2009 quando si presentò dicendo di essere "titolare di una piccola gioielleria" e chiese sostegno per sua figlia, Teresa, poi eletta consigliere comunale a Sedriano (Milano), primo Comune lombardo sciolto per mafia. "Nel dicembre 2009 in vista della campagna elettorale per le elezioni regionali Costantino si mise a disposizione offrendo un contributo attraverso le sue conoscenze - ha proseguito Zambetti - e io accettai perché sono convinto che l'unica politica vera è il porta a porta, e che i voti non si prendono andando in televisione ma coltivando rapporti sul territorio". Costantino organizzò quindi un'iniziativa a favore di Zambetti, all'epoca assessore regionale all'Artigianato e candidato nelle liste del Pdl, in un ristorante a Magenta, nel Milanese. "Dissi che potevo offrire un contributo solo per le spese vive e documentate - ha raccontato - e per questo consegnai a Costantino circa duemila euro. Lui mi ha fatto avere un pacchetto di scontrini dopo la campagna elettorale, per spese varie come l'acquisto di panini e caffè. Alla serata parteciparono circa 40 persone compresi i bambini - ha spiegato - e alla fine Costantino mi presentò D'Agostino, che aveva gli occhiali scuri e l'aria torva". Secondo quanto ha riferito Zambetti, D'Agostino era presente anche a una seconda serata in un ristorante a Milano alla vigilia delle elezioni, dove era "seduto a capotavola". Zambetti ha spiegato di aver parlato dopo le elezioni con Formigoni, che gli avrebbe chiesto conto di alcune 'voci' che circolavano sul suo conto, prima di riconfermarlo nella Giunta regionale. "Con Formigoni ho sempre avuto un ottimo rapporto - ha sottolineato - e mi ha fatto male quando, mentre mi trovavo in cella, lui dichiarò che avevo tradito la sua fiducia. Dissi a Formigoni che non avevo nulla da nascondere e che non avevo fatto porcherie, poi ne parlai anche con l'ex ministro Rotondi". Zambetti ha quindi riferito che una volta nominato assessore, Costantino e D'Agostino avrebbero chiesto "l'affidamento" di alcuni lavori di facchinaggio ad "aziende di loro amici". "Non avevo mai promesso alcun lavoro e mi rifiutai - ha spiegato l'ex assessore - e nel luglio 2010 Costantino mi consegnò una lettera in cui veniva minacciata la mia famiglia e mi veniva chiesta la consegna di una somma di denaro. Fu un momento che non auguro a nessuno, rimasi bloccato e mi uscì anche qualche lacrima, perché ebbi paura soprattutto per i miei nipoti. Pensai che la lettera provenisse da dei calabresi che Costantino aveva contattato - ha concluso - ma oggi sono convinto che fosse tutto un imbroglio nei miei confronti". Zambetti si accordò quindi sulla somma di 50mila euro con Costantino e D'Agostino e il denaro venne quindi consegnato nelle due diverse tranche. Costantino in seguito chiese anche "aiuto" per trovare un lavoro a sua figlia, che ottenne un contratto all'Aler. 

I difensori di Domenico Zambetti hanno chiesto la ricusazione del giudice Maria Luisa Balzarotti, presidente del collegio giudicante dell'ottava sezione penale del Tribunale di Milano, davanti al quale è in corso il processo a carico dell'ex assessore regionale lombardo accusato di voto di scambio con la 'ndrangheta e di altri imputati. Secondo gli avvocati Oreste Dominioni, Corrado Limentani e Giuseppe Cusumano, infatti, il giudice ha "parlato di sentenze e processi come 'Infinito' che sono anche oggetto delle imputazioni mosse a Zambetti" nel corso di un convegno sulla criminalità organizzata al Palazzo di giustizia di Milano, lo scorso 21 maggio, al quale ha partecipato anche il capo della Dda milanese Ilda Boccassini. Durante l'incontro pubblico, inoltre, avrebbe "dato consigli ai pm sul comportamento da tenere in aula in occasione dei processi" violando il principio di imparzialità. Sulla richiesta di ricusazione, che in caso di accoglimento potrebbe portare alla sostituzione del presidente del collegio, si esprimerà la Corte d'Appello di Milano. (ANSA)

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