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Ichino, il lavoro
e gli investimenti.
Analisi su Calabria

Un investimento di circa 120 milioni di euro nel settore dell’industria automobilistica, con ricadute occupazionali anche per Gioia Tauro, da 700 a 1200 persone nel giro di 3-4 anni? I sindacati calabresi dovrebbero dichiararsi subito disposti a trattare ed a verificare il piano industriale (del Fondo americano LCV Capital Management illustrato alla Fiera del Lavante a Bari nelle scorse settimane alla presenza del Presidente Mario Oliverio). Il sindacato dei lavoratori calabresi dovrebbe saper scommettere  sull’innovazione, governando questa occasione, senza inerzie o chiusure rispetto ad eventuali imprenditori ed investimenti non italiani. A sostenerlo il giuslavorista e giornalista Pietro Ichino rispondendo alle diverse sollecitazioni emerse dal pubblico, al termine della sua lectio magistralis con la quale è stata inaugurata, nella Sala degli Specchi del Castello Ducale, il Ciclo pubblico di conferenze per una formazione culturale, politica ed amministrativa promosso dall’Amministrazione Comunale di Corigliano, con il patrocinio della Regione Calabria, in partnership con l’associazione europea Otto Torri sullo Jonio ed in collaborazione con il settimanale L’Eco dello Jonio. Sul mercato del Lavoro Ichino ha sottolineato come non sia più solo l’imprenditore a scegliere i lavoratori, ma sono questi ultimi che ingaggiano gli imprenditori migliori. In Italia – ha spiegato - questa rottura epistemologica viene impedita da diversi fattori ma anche, non ultimi per importanza, dalla inconoscibilità del nostro diritto del lavoro, dal nostro sistema di relazioni industriali, ancora troppo centralizzato, dalla chiusura culturale all’innovazione. Perché i lavoratori possano scegliere e ingaggiare il buon imprenditore – ha aggiunto – occorre un sindacato capace di essere intelligenza collettiva, di valutare il progetto sulla sua qualità tecnica, sulla trasparenza, sull’affidabilità dell’imprenditore, se la valutazione è positiva, occorre un sindacato abilitato a scommettere su quel progetto, negoziando a 360°, anche su di un modello di organizzazione del lavoro diverso da quello previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro, anche su di una struttura retributiva diversa. Il valore del  lavoro aumenta con l’innovazione; l’innovazione ha bisogno di una scommessa comune tra i lavoratori e un buon imprenditore (da qualsiasi parte egli venga). Per aprire il Paese – e in primo luogo il Sud – agli investimenti stranieri abbiamo bisogno di una auto-riforma del nostro sistema di relazioni industriali, che renda più facile la scommessa comune sull’innovazione

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