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Operazione Plinius 2
ndrangheta resiste

Un altro terremoto giudiziario scuote Scalea. Le 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite dai carabinieri  del comando provinciale di Cosenza raccontano nell’ambito dell’operazione ‘Plinius 2’ , coordinata dalla DDA di Catanzaro, nei confronti della cosca Valente –Stummo, raccontano di una ndrangheta ancora attiva, pervasiva, pericolosa, sul tirreno cosentino.   E’ come se all’alba la cittadina scaleota avesse assistito ad una replica  di quello che è successo il 12 luglio del 2013 quando fu cinta d’assedio per una delle più importanti operazioni antimafia degli ultimi decenni la ‘Plinius 1’ con 39  arresti. Cuore dell’inchiesta allora   il perverso intreccio ndrangheta politica, il comune agli ordini della consorteria. In manette, infatti non solo esponenti di primo piano del sodalizio, non solo professionisti e imprenditori, ma soprattutto amministratori locali, tra cui  l’allora sindaco, 5 assessori, alcuni consiglieri comunali, il comandante della polizia municipale. Un quadro devastante quello evidenziato due anni fa dalla DDA di Catanzaro da portare allo scioglimento dell’assise comunale e al commissariamento dell’ente.  Quella di oggi, la Plinius  come è stata denominata, scoperchia un altro vaso di Pandora. Questa volta, gli inquirenti avrebbero ricostruito e cristallizzato  il sistema di condizionamento e sopraffazione dei Valente-Stummo sul tessuto economico produttivo del tirreno cosentino mediante le tipiche modalità mafiose e con il benestare della cosca Muto di Cetraro, storica consorteria della ndrangheta cosentina e calabrese: estorsioni, usura, contrabbando di sigarette, ricettazioni, accompagnate da calunnie e intralcio alla giustizia, ma soprattutto, ed è questo l’aspetto più interessante a livello investigativo, la turbativa d’asta. La cosca riusciva a controllare le vendite fallimentari, ad aggiudicarsi gli immobili di maggior pregio e valore inibendo, grazie alla forza intimidatrice  la partecipazione di altri. Un sistema che avrebbe consentito all’organizzazione criminale non solo di acquisire un patrimonio ingente a pochissimo prezzo, ma di esplicitare anche a livello simbolico il proprio potere criminale. 

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