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Strangola il padre e va a letto, poi confessa

 «Ho ucciso mio padre: venitemi a prendere!». Sono le poche parole pronunciate al telefono da Francesco Saraceni, 53 anni. Dall'altra parte, alla centrale operativa della locale Compagnia dei Carabinieri, il militare di servizio avvisa i colleghi del Nucleo operativo radiomobile. Sono proprio loro che si precipitano all’ospedale Ferrari e trovano il cinquantatreenne nei pressi del Pronto Soccorso, vale a dire da dove è partita la chiamata d’allarme. L’uomo mostra su di se i segni di una ferita. I carabinieri notano un polso medicato. Segni del tentativo di suicidio andato male poi scoperto dagli investigatori. Ed è proprio questo particolare che innescato il passaggio seguente: le chiavi di alcuni familiari permettono, in un appartamento sito in via Gioffrè, la macabra scoperta: nel vano cucina c’è il corpo Carmine Saraceni riverso a terra. È seguita la fredda sequenza dell’omicidio. Tutto è cristallizzato in questo appartamento situato nei pressi di Viale del Lavoro, strada principale che porta nel cuore della città del Pollino. L’esame del medico legale fa subito emergere i segni di un violento soffocamento. Questa la causa che avrebbe portato alla morte di questo sfortunato anziano di 80 anni. Il figliolo, che ha avuto anche la freddezza di coricarsi, da alcuni anni accusava gravi problemi psichici. La patologia era peggiorata dalla scomparsa della mamma

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