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Anziana truffata
da amica di famiglia

polizia postale

Una firma falsa come pietra angolare del misfatto. Una presunta truffa ai danni di una pensionata ultrasettantenne di Altomonte, consumatasi a Roggiano Gravina e finita davanti al giudice monocratico del tribunale di Cosenza,  Claudia Pingitore, rischia di risucchiare nel vortice accusatorio quattro persone tra cui un notaio cosentino e il responsabile di una finanziaria. A far saltare il piano estorsivo  messo in pratica da una amica di famiglia della pensionata e dal figlio, è stata una lettera dell’Inps di Castrovillari con la quale veniva comunicato all’anziana l’esito positivo alla sua richiesta di prestito. Alla ultrasettantenne, ritornata dopo tre mesi dalle vacanze negli Stati Uniti dove risiede uno dei figli, non risultava di aver fatto domanda di finanziamento e tantomeno di aver siglato autorizzazioni di cessioni del quinto della pensione. Insospettita del fatto, assieme alla figlia ha chiesto all’ufficio postale di riferimento un estratto conto della pensione da dove è emersa una trattenuta di oltre 200 euro mensili, decurtazione dovuta all’accensione di un prestito. Dall’ufficio postale il passo all’Inps di Castrovillari è stato immediato. Alla richiesta di chiarimenti riguardanti la cessione mai avanzata, il funzionario dell’istituto di previdenza ha mostrato alla pensionata il carteggio con tanto di firma in calce evidentemente falsa, tant’è che la donna ha subito sporto querela ai carabinieri denunciando  il reato di  falsificazione di firma. L’amica di famiglia e il figlio, avrebbero approfittato della buona fede dell’anziana e della sua imminente partenza per l’America, per far apporre una firma autografa su un documento diverso, per poi replicare la calligrafia sulla richiesta di finanziamento. L’assegno rilasciato dalla finanziaria, in seguito, è stato incassato dal figlio donna molto vicina all’anziana grazie ad una procura speciale ad incassare rilasciata da un notaio del distretto di Cosenza, il quale ha  dichiarato che la ultrasettantenne, vittima ignara della presunta truffa, era presente davanti allo stesso ufficiale rogante mentre in realtà si trovava negli Stati Uniti. Lunedì scorso, durante la fase dibattimentale, il giudice ha sentito i consulenti tecnici d’ufficio  i quali hanno confermato la falsità delle firme apposte sui documenti. 

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