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Sì alla seconda Cardiochirurgia

 Anche Reggio Calabria avrà la sua cardiochirurgia pubblica, con una dotazione di venti posti letto. Lo assicura il commissario ad acta Massimo Scura, che mercoledì a Roma ha presentato al tavolo interministeriale di verifica “ex Massicci” la riorganizzazione della rete ospedaliera calabrese. «Ma le modalità e i tempi aggiunge sono ancora da definire». L’attivazione della struttura cardio chirurgica reggina è attesa da anni, anche perché risorse pubbliche ingentissime sono state già spese per realizzarne la sede, finora inutilizzata. Al dispendio segnalato dalla Corte dei Conti verrà ovviato nei tempi tecnici necessari, visto che aprire una cardiochirurgia non è come attivare un normale reparto ospedaliero. Servono, infatti, le competenze di una équipe cardiochirurgica molto sofisticata. Riguardo invece alla rete per la sindrome coronarica acuta, nel documento di riordino viene osservato che nell’area centrale della Calabria «è attiva una maggiore disponibilità di offerta ad oggi non regolamentata». Pertanto si stabilisce che i pazienti colpiti da infarto che si presentino direttamente al pronto soccorso Hub del Pugliese di Catanzaro siano trattati presso l’emodinamica dello stesso presidio per l’ovvia maggior tempestività di intervento. I pazienti con diagnosi di “stemi” posta in ospedali spoke o in sede extra-ospedaliera dal 118 nelle province dell’area centrale, saranno indirizzati presso gli hub dell’area centro sulla base della seguente suddivisione dell’ambito territoriale: all’hub Pugliese-Ciaccio afferiscono i pazienti dell’ambito territoriale dell’Asp di Catanzaro; all’hub Mater Domini, i pazienti degli ambiti territoriali delle Asp di Crotone e Vibo Valentia. L’area sud, con un bacino di popolazione di 570mila abitanti, afferirà all’hub attivo dell’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria. È evidente, in tema di hub ospedalieri, che l’imminente integrazione tra le due aziende dell’area centrale, la Pugliese-Ciaccio (con 487 posti letto previsti, 37 in più rispetto agli attuali) e il policlinico universitario Mater Domini (250 posti letto ai quali si aggiungeranno i 35 attualmente in capo alla Fondazione Campanella) creerà nel centro geografico della regione la più grande struttura sanitaria calabrese, con quasi 800 posti letto. Un mega ospedale integrato che disporrà anche dell’unica cardiochirurgia pubblica attualmente attiva in Calabria, quella dell’Azienda Mater Domini, dotata di dieci posti letto. La programmata integrazione, prevista nel decreto sulla rete ospedaliera approvato due giorni fa dal tavolo interministeriale espressione del Governo centrale, «non potrà essere un semplice accorpamento di ospedali ma qualcosa di molto più importante», commenta il prof. Aldo Quattrone, rettore dell’Università Magna Graecia di cui il policlinico universitario Mater Domini è magna pars in quanto sede dell’unica facoltà di Medicina della regione. Quattrone, che è anche il presidente della Conferenza dei rettori degli atenei calabresi, crede molto nell’integrazione tra Mater Domini e Pugliese-Ciaccio purchè questa «rappresenti una plusvalenza, un guadagno per tutte le strutture al suo interno e non un accorpamento con diminuzione di primari e di unità operative complesse. Dovrà essere una nuova realtà complessa e completa, capace di integrare in un’unica struttura i saperi diversi che attengono alle prestazioni assistenziali, alla didattica e alla ricerca scientifica».

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