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Processo d'appello
ecco il verdetto

Due riduzione di pena e sei conferme. Questo il verdetto al processo  d'appello  "Plinius" scaturito dall’omonima operazione della DDA di Catanzaro scattata il 12 luglio del 2013 sul tirreno cosentino e che portò a 38 arresti tra cui  i l'allora sindaco di Scalea, Pasquale Basile, eletto a capo di una lista civica,  5 assessori della sua giunta ed alcuni esponenti della presunta cosca  Valente-Stummo,  ritenuta legata al clan Muto per presunte infiltrazioni nelle attività dell’ente comunale.  Oggi la Corte d'appello di Catanzaro (presidente Giacarlo Bianchi, consiglieri Gianfranco Grillone e Ippolita Luzzo) ha rideterminato la pena per l'ex assessore al Commercio del Comune di Scalea, Franco Galiano (45 anni), che e' stato assolto per un capo d'accusa ed ha avuto 6 anni e 10 mesi di reclusione a fronte dei 7 anni e 8 mesi comminati in primo grado; pena rideterminata anche per Pietro Valente (47 anni), cui i giudici hanno riconosciuto il vincolo della continuazione fra i reati contestatigli, che ha avuto 10 anni di reclusione a fronte dei 12 anni e 8 mesi inflitti in primo grado. Confermata nel resto la sentenza emessa il 31 marzo del 2014 dal giudice distrettuale dell'udienza preliminare di Catanzaro, Assunta Maiore, che al termine degli otto giudizi abbreviati (gli altri imputati di Plinius furono citati a giudizio immediato davanti al tribunale collegiale) emise otto condanne, un po' piu' basse di quelle richieste dal pubblico ministero, Vincenzo Luberto, infliggendo (le pene tennero  conto dello sconto di pena di un terzo per la scelta del rito alternativo al dibattimento): 4 anni e 8 mesi di reclusione all'altro ex componente della Giunta, Antonio Stummo, (32 anni); 4 anni e 8 mesi a Francesco Saverio La Greca (40), di Santa Domenica Talao; e infine 3 anni e 4 mesi ciascuno a Roberto Cesareo (48), Andrea Esposito (40), Antonio Pignataro (52), tutti e tre di Cetraro, e Franco Valente (54), di Scalea. Condanne che lo scorso 10 febbraio, al termine della propria requisitoria, il sostituto procuratore generale di Catanzaro, Salvatore Curcio, ha chiesto ai giudici di confermare ottenendo quasi completamente ragione. Tra 70 giorni saranno rese note le motivazioni e si potranno avviare eventuali ricorsi in Cassazione.

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