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Suicidio Giusti, la Procura apre un’inchiesta

 È stata aperta un’inchiesta sul suicidio dell’ex gip del Tribunale di Palmi Giancarlo Giusti. Un atto dovuto, necessario per poter compiere alcuni accertamenti; fascicolo contro ignoti con l’ipotesi di istigazione al suicidio. Non si spegne dunque, sul filo di queste novità, l’attenzione mediatica su un caso ora al vaglio degli inquirenti che, pur nutrendo pochi dubbi sulle cause del decesso, hanno deciso di non lasciare, dietro quel dramma, alcuna ombra. Dunque, da parte della Procura della Repubblica di Catanzaro è stato aperto un fascicolo che consente, tra l’altro, il sequestro del computer personale di Giusti e della sua villa bifamiliare di Montepaone Lido, dove domenica mattina è stato rinvenuto il cadavere dell’ex togato. L’inchiesta è stata affidata dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri al sostituto procuratore Fabiana Rapino, tra i primi a giungere sul luogo appena si è sparsa la tragica notizia. Va da sé che il fine è poter escludere, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’ipotesi investigativa di istigazione al suicidio, per come del resto suggeriscono la straordinarietà della vicenda e tutti gli elementi ricavati dai sopralluoghi effettuati sul luogo del decesso. I magistrati si avvarranno anche dei risultati dell’esame autoptico, disposto ieri e in programma nei prossimi giorni, che fornirà riposte ancora più chiare alla dinamica dell’accaduto; fin da subito del resto gli inquirenti hanno invitato a evitare arbitrarie letture di un caso che, alla luce del precedente tentativo di suicidio di Giusti, sembrerebbe chiaramente inquadrato nel malessere psicologico dell’uomo. Accettando l’ipotesi di una volontà condizionata da una parabola discendente difficile da accettare per un uomo che da professionista stimato è rimasto impigliato nelle maglie di quella giustizia che aveva il compito di rappresentare, ci si chiede, però, quale significato possano avere dei particolari non sfuggiti agli inquirenti; tra questi quello legato alle chiavi lasciate in vista nella serratura della porta di ingresso della villetta sicuramente usanza non frequentata dal giudice che potrebbe aver voluto agevolare il suo rinvenimento. E mentre diventa viscerale sul web l’ultima intervista a cui il giudice aveva affidato la sua pubblica difesa (basata sull’ammissione di rapporti discutibili ma suo dire non ascrivibili ai reati di corruzione contestati), assume particolare importanza la ricerca portata avanti in queste ore sul pc sequestrato nella casa dell’ex magistrato in cui si cerca un eventuale nuovo diario telematico, nota consuetudine del giudice costatagli, oltretutto, in passato molte delle note accuse processuali. Accuse che non avranno un verdetto definitivo in un processo estinto per la morte del reo ma di cui vuole chiedere ancora conto il legale di Giusti, Giuseppe Femia, annunciando un ricorso al Csm.

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