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Scampata a omicidio
compagno uccise madre

Giusy Costanzo sceglie l'otto marzo e la Gazzetta del Sud per lanciare il suo appello e ripercorre la sua tragica vicenda. Un rapporto soffocante con un epilogo costato la vita a Maria Carmela D' Aquila. A due anni dai fatti che sconvolsero la tranquilla comunita' di Saracena, Giusy Costanzo, figlia della vittima,  miracolosamente scampata alla furia omicida di Pasqualino Giannieri, l' uomo che stava frequentando da  qualche mese, condannato in primo grado all' ergastolo con isolamento diurno per aver ucciso la madre, parla del dolore indelebile che ha dilaniato la sua famiglia. La conoscenza e l'inizio di un rapporto, poi la violenza ha preso il soppravvento. In principio lui ha mostrato di essere diverso, premuroso e attento, poi è venuta fuori la sua vera indole: violento, geloso e ossessivo. Per questo non ho mai convissuto con Giannieri e tantomeno ero a conoscenza  dei precedenti penali di violenza in famiglia. Appena ho capito il soggetto ho tentato di allontanarlo. Dopo quasi due anni dai fatti ha deciso di parlare. Perché ? Per ricordare la figura monumentale di mia madre. Una donna meravigliosa, madre e nonna esemplare che aveva accolto quell’uomo benissimo. Lei non è  mai stata sua suocera, era semplicemente mia madre. Voglio esprimere anche la frustrazione che ho provato per non aver potuto celebrare un funerale degno di lei per la coincidenza del venerdì Santo. E'  stata un' ingiustizia nell'ingiustizia. E' un nodo in gola che porterò sempre dentro di me. Chi le è stata più vicina in quella circostanza? La famiglia tutta che ha condiviso con me il dolore; poi il mio legale Emanuela Capparelli, che è stata il mio punto di riferimento costante, mi ha stretta per mano dall' ospedale alla lettura della sentenza, il magistrato che ha saputo andare oltre il suo ruolo istituzionale ed è entrata nel mio dramma con rispetto e partecipazione, le forze dell' ordine che si sono spese per dimostrare la colpevolezza dell' omicida e la psicologa che mi ha aiutato a riprendere le fila della mia vita. Cosa si sente di dire alle donne che vivono situazioni violente? Gli uomini violenti non cambiano e dunque denunciate finché siete  in tempo, senza avere paura e senza subire situazioni che potenzialmente possono sfociare in tragedie annunciate. Io ho perso mia madre ma ho incontrato, in questa tragedia, donne come il mio legale e il magistrato che, andando oltre i propri ruoli, mi hanno dato la forza per andare avanti.       

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