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Due “alfieri” della cosca Gallace-Gallelli

  Gli inquirenti li ritengono entrambi partecipi della cosca “Gallace-Gallelli” e, per questo, gli ex latitanti di Guardavalle Francesco Aloi e Nicola Tedesco sono imputati in un processo con rito abbreviato (assieme ad altri 16 imputati). Ma non è questo l’unico aspetto per il quale i loro nomi sono stati inseriti nelle carte dell’inchiesta “Itaca Free Boat”, che nel luglio 2013 ha portato all’arresto di una ventina di persone ritenute vicine alla cosca operante tra Guardavalle e Badolato e con importanti ramificazioni nel Lazio e in Lombardia. Aloi, 47 anni, è genero di Vincenzo Gallace (ritenuto a capo del sodalizio di ‘n d r a ngheta) del quale, secondo la Dda di Catanzaro, sarebbe stato anche il fiduciario, con ruoli operativi volti a pianificare azioni ai danni di soggetti contrapposti agli interessi della cosca; in particolare contro il gruppo “S i a - Procopio-Tripodi” di Soverato, decimato dalla guerra di ‘ndrangheta di pochi anni fa e da una messe di arresti. La figura di Aloi è stata inquadrata dai magistrati in uno specifico settore, quello del noleggio dei videogiochi, al centro di numerosi appetiti criminali nel basso Jonio catanzarese; un campo nel quale, hanno ricostruito gli inquirenti, Aloi «forte del rango mafioso di appartenenza derivante anche dall’essere genero di Vincenzo Gallace, opera da molti anni». Lo scontro con il gruppo “Sia-Tripodi-Procopio” è stato racchiuso nell’ordinanza del gip catanzarese: «In tale contesto – veniva sottolineato – si evidenziava la volontà del sodalizio soveratese di imporsi a discapito dei concorrenti provenienti da altre aree, in particolare da Guardavalle». Il confronto-scontro sarebbe andato avanti con i consueti metodi di “p e r s u a s i one” dei sodalizi mafiosi «nei confronti dei clienti presso cui collocare i videogiochi», e il ruolo della cosca Gallace-Gallelli avrebbe assunto un carattere di rilievo, al punto da far stare tranquilli i suoi clienti rispetto a eventuali ritorsioni del gruppo antagonista: in un’i n t e r c e t t azione ambientale, infatti, gli inquirenti hanno inquadrato tale stato d’animo in «un soggetto che, avendo installato videogiochi in un locale di Soverato del quale aveva assunto la gestione, si sentiva “sicuro” perché per fare ciò aveva interessato “a quelli di Guardavalle”». La figura di Nicola Tedesco, 37 anni, è stata invece presentata dagli inquirenti come impegnata in attività di informazione e di raccordo logistico del gruppo, lavorando altresì per sostenere gli affiliati grazie a risorse provenienti da attività di usura e spaccio di stupefacenti. Proprio per quanto riguarda il reato di usura, che gli è stato contestato assieme a un altro soggetto, gli inquirenti hanno ricostruito un episodio ai danni di un imprenditore di Chiaravalle Centrale, al quale Tedesco, tramite un’altra persona, avrebbe finanziato un prestito a un tasso d’interesse del 20%: a fronte della concessione di 3mila euro, la vittima avrebbe corrisposto, con rate mensili da 600 euro, «a titolo d’i nteressi, da giugno 2009 a febbraio 2010, l’ammontare di 4.800 euro circa». Parte dei proventi di queste attività illecite sarebbero dunque state utilizzate per il mantenimento di affiliati alla cosca, in particolare di quelli ristretti in carcere e dei loro familiari, con un fine ben preciso: «Il sostentamento in carcere – spiegava il gip nel 2013 – non sembra avvenire per mera solidarietà tra parenti ma emerge chiaramente la fibrillazione per fare in modo che il detenuto e i familiari siano forti e pazienti in un momento in cui è facile piegarsi e cedere alla tentazione di collaborare». 

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