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Cadavere in discarica, ergastolo

Ergastolo. È stato condannato al carcere a vita dalla Corte d’Assise di Cosenza (presidente: Giovanni Garofalo; a latere: Marco Bilotti), Cosimo De Luca, 44 anni, di Rossano accusato dell’omicidio della diciannovenne romena Florentina Boaru. Per i giudici, sarebbe stato lui, la sera del 16 aprile del 2013 ad avvolgere in un telo cerato di plastica il corpo senza vita della ragazza, gettandolo come un sacco di immondizia tra i detriti del torrente Colognati. E sarebbe stato sempre lui a sferrarle il corpo mortale alla testa, al termine di una colluttazione in cui la ragazza ha cercato di difendersi come rivelarono i tagli ritrovati sulle braccia e sulle mani del cadavere. Accolta in pieno la richiesta formulata dal pm di Castrovillari Simone Rizzo, che aveva sollecitato col carcere a vita anche l’isolamento diurno per tre mesi dell’imputato. Nessuno sconto, nessuna attenuante per un omicidio che aveva portato fin da subito i carabinieri della Compagnia di Rossano sulle tracce del 44enne che per via della sua attività lavorativa, legata alle raccolte agrumicola e olivicola, aveva rapporti costanti con le famiglie dei braccianti stranieri che riempiono la Sibaritide in cerca di un tetto sulla testa, un pasto e se va bene anche qualche spicciolo in cambio di intere giornate di lavoro nei campi. Ed è indagando nelle fitte maglie di questa società parallela, a volte fantasma, che è comparve già nelle ore successive al ritrovamento del cadavere, il nome di De Luca, l’uomo che aveva preso sotto la sua ala protettiva la ragazza, che viveva in un appartamento a Corigliano assieme ad altri connazionali. Il primo a fare il suo nome fu Niku, un connazionale di Florentina. Fu lui a metter i carabinieri sulle tracce dell’imputato. «Ho dato io il cellulare a De Luca». Da quel telefono era partita la chiamata al “112” per segnalare il cadavere in quel luogo buio e fuori mano. Poi dallo stesso numero e con la stessa voce confesso d’essere il “killer”. Confessione reiterata in una terza telefonata. Florentina sparì dopo una telefonata dai toni concitati con De Luca. La ragazza uscì di casa per incontrare l’uomo. e non rientrò più. Dopo una settimana, il ritrovamento del corpo. Tabulati telefonici, perizie, incroci di dati e ricostruzioni. L’inchiesta imboccò subito l’approdo desiderato. E gli elementi prodotti hanno convinto i giudici. La sentenza di condanna è giunta dopo cinque ore di camera di consiglio e dopo l’ulti - ma arringa dell’avvocato Pietro Perugini che si è soffermato sulle tante contraddizioni emerse che sarebbero emerse nel corso del dibattimento. Alla lettura della sentenza l’altro difensore, l’avvocato Ettore Zagarese ha preannunciato ricorso in appello. La famiglia Boaru, attraverso l’avvocato Maria Rosa Novellis, ha fatto sapere di essere soddisfatta di come si sia concluso il processo e di aver sempre avuto fiducia nella giustizia. 

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