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Favorirono la latitanza a Roma dei Bellocco, tre in manette

Avrebbero favorito la latitanza di due esponenti della famiglia Bellocco di Rosarno. Con questa accusa, nella giornata di ieri, sono finiti agli arresti, in una operazione condotta dal Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale di Roma, tre giovani di origine calabrese: M.A., 31 anni, originario di Oppido e ritenuto vicino dagli inquirenti al clan Gallico di Palmi, C. L., 31 anni, originario di Palmi, e G.A.R., 37 anni, originario di Taurianova. I tre arrestati sono ritenuti responsabili dei reati di favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena, con l’a g g r avante prevista dall’articolo 7 per avere operato al fine di agevolare la cosca della ’ndrangheta “Bellocco”, operante a Rosarno. Secondo le risultanze investigative, che hanno portato alla esecuzione della ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma – Dda, i tre soggetti avrebbero agevolato il periodo di latitanza romana di Umberto Bellocco (classe ’83) e Francesco Bellocco (classe ’89) garantendo un trattamento di assoluta comodità. Il tutto, secondo gli inquirenti, sarebbe avvenuto nei zone di Casalotti e Selva Nera. I due giovani Bellocco erano stati arrestati nel mese di luglio del 2012 nella Capitale nel corso di un servizio di controllo del territorio che era stato eseguito dai militari della Stazione dei Carabinieri di Roma Casalotti. L’arresto dei Bellocco fu eseguito in maniera rocambolesca da una pattuglia dei Carabinieri eseguì un controllo nei pressi di un complesso residenziale di via Carentino. Alla vista dei Carabinieri, alcuni giovani si diedero alla fuga al fine di sottrarsi al controllo e i militari riuscirono a bloccarne due i quali, in un primo momento, fornirono dei documenti di identità falsi e, successivamente, furono identificati nei due Bellocco, all’epoca entrambi latitanti in quanto destinatari di provvedimenti restrittivi emessi dalle autorità giudiziaria di Palmi e Reggio Calabria. A seguito dei due arresti gli investigatori avviarono le indagini per capire l’eventuale presenza di complici che avrebbero potuto garantire il periodo di latitanza dei due giovani rosarnesi. I Carabinieri individuarono nell’immediatezza un appartamento di Casalotti in via Perlo, dove i due latitanti avrebbero predisposto la loro base logistica. La perquisizione del covo consentì di stabilire che i due ricercati erano operativi in attività illecite sul territorio; nel covo, che era dotato di impianto di video sorveglianza. Furono rinvenuti anche numerosi telefoni, computer portatili, Jammer, ricevitori radio, macchine conta banconote, bilancini elettronici di precisione, un blocco notes con cifre ed appunti in codice, nonché l’Epistola di Leone IV, utilizzata dagli affiliati della ’ndrangheta nel rito di iniziazione svolto in occasione delle affiliazioni. I latitanti disponevano, inoltre, di 3 auto e 2 moto nuovissime, intestate a dei prestanome e poste sotto sequestro.    

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