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Due Comuni nella
morsa del clan

 Tutto nelle mani della ’ndrina Paviglianiti, i padroni di San Lorenzo e Bagaladi. Ogni affare era cosa «loro»: dal narcotraffico alla gestione del lido balneare “La Cubana”, gli appalti pubblici, gli ingranaggi tecnico-amministrativi nei Comuni e agganci in Capitaneria di Porto. Nessuno spazio per gli estranei nella “locale” che fu di Domenico Paviglianiti, uno dei principi del narcotraffico internazionale fino alla cattura da leggenda a cavallo degli anni 2000, ed adesso – secondo la convinzione dei magistrati della Procura antimafia di Reggio – nelle mani dei fratelli Angelo e Settimo Paviglianiti «ai quali si riconoscono poteri direttivi e gestione dei traffici illeciti». È scattata all’alba di ieri la maxi retata “Ultima spiaggia”. Un colpo di scure inferto dai carabinieri di Reggio Calabria, che hanno operato sotto le direttive del procuratore aggiunto Nicola Gratteri e del sostituto Dda Antonio De Bernardo. In ginocchio capi e gregari della rigenerata cosca di ’ndrangheta Paviglianiti, il cui impero continua ad espandersi - «controllando il territorio in misura asfissiante» rimarca il procuratore di Reggio, Federico Cafiero de Raho - tra le cittadine di San Lorenzo e Bagaladi: 52 le misure cautelari, di cui 41 in carcere, 10 ai domiciliari e una persona all’obbli - go di firma; altre 23 sul registro degli indagati e decine le posizioni da valutare e monitorare nel proseguo dell’attività di indagine. Contestualmente agli arresti sono state sequestrate cinque imprese per un valore complessivo di 10 milioni di euro. ’Ndrangheta e non solo: nell’operazione sono rimasti coinvolti anche quattro funzionari comunali e un sottufficiale della Capitaneria di porto. Era stato richiesto l’arresto – misura bocciata dal gip – per l’ex comandante della Direzione marittima della Calabria, il contrammiraglio Vincenzo De Luca, che rimane sul registro degli indagati. Stessa sorte per l’ex vice sindaco di San Lorenzo, Carmelo Upennini, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Arrestato Rocco Giovanni Maesano, responsabile dell’area economica finanziaria dei Comuni di San Lorenzo e Bagaladi; Marco Antonio Sergi, responsabile dell’Ufficio tecnico a San Lorenzo, Carmelo Borrello, istruttore direttivo tecnico. Secondo l’accusa per essersi prestati «quali pubblici amministratori di riferimento per il sodalizio criminale, promuovendo anche in tale veste gli interessi della cosca e favorendo, anche nell’adozione di specifici provvedimenti, personaggi intranei o vicini al sodalizio, garantendo, in caso di necessità, appoggio all’organizzazione». 

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